Vi segnaliamo un interessante approfondimento scritto da Enrico Gargiulo, Maurizia Russo Spena, Vincenzo Carbone, pubblicato il 24 gennaio 2019 sul sito dinamopress.it. A partire dal caso di Madalina Gavrilescu, attivista rumena allontanata dall’Italia con un dispositivo motivato sulla base di una presunta “mancanza di integrazione”, i tre ricercatori sviluppano una riflessione sulla trasformazione delle “politiche d’integrazione” dei migranti e sul “lato oscuro” delle misure del governo gialloverde. Il forte richiamo alla cosiddetta “integrazione civica” lega queste politiche ad una visione “che agisce come dispositivo di disciplinamento “assimilatorio” rispetto a presunti valori fondativi della comunità ospite, che norma comportamenti sociali, che restituisce enfasi all’attivazione finanche morale dei cittadini, implicati nella partecipazione alla costruzione del bene collettivo (che sia attraverso l’opera volontaria, il lavoro di pubblica utilità, la prestazione lavorativa a carattere formativo gratuito in cambio del sempre più rarefatto welfare)”. E concludono: “Quello della costruzione selettiva della comunità, a nostro avviso, sarà sempre più il terreno di frizione sul quale sperimentare contaminazioni e trovare alleanze tra soggetti sociali precarizzati, impoveriti, non graditi, indecorosi. Forse è ora, anche su questo, di alzare la testa, tutte e tutti insieme”.