Durante la giornata di ieri, 29 maggio, la Ong Sea Watch ha denunciato, attraverso i social, il caso di un’imbarcazione con molti migranti a bordo (almeno 80 secondo alcuni, 90 secondo altri), in difficoltà a largo della Libia, abbandonata in balia delle onde, senza che nessuno intervenisse, malgrado le richieste continue di aiuto. Il caso è rimbalzato fra Twitter e Facebook, trovando la solidarietà delle altre Ong presenti nel Mediterraneo.
Poche ore dopo l’allarme lanciato dalla Sea Watch, infatti, è arrivata la segnalazione anche di Alarm Phone, che ha aggiunto la notizia della possibile morte a bordo del gommone di una bambina di 5 anni. Anche Mediterranea Saving Human, nelle ore a seguire, ha raccolto l’appello e sollecitato anch’essa l’intervento tempestivo della Marina militare.
Ma gli appelli, sebbene accorati e supportati anche dai traballanti collegamenti con l’imbarcazione in difficoltà, almeno nella giornata di ieri, non hanno suscitato alcuna forma di intervento.
La situazione all’alba di questa mattina era ancora stagnante e irrisolta. Le persone a bordo erano molto sofferenti e in grave pericolo di vita, ma soprattutto abbandonate a se stesse. Mentre il sole sorgeva, giungevano notizie frammentarie che riportavano anche la presenza a bordo di almeno 15 minori, tra cui un neonato di 9 mesi a rischio di ipotermia, e una ventina di donne, tra le quali anche una incinta.
Nelle stesse ore durante le quali si stava consumando questa ennesima violazione dei diritti delle persone migranti, la stessa Sea Watch ha diffuso in rete un video shock, datato 23 maggio e girato a poche miglia dalle coste libiche, in cui si vede un migrante cadere dal gommone e annegare. Tutto questo, mentre la nave della Marina italiana si è limitata a inviare sul posto soltanto un elicottero, ed il gommone, poi, è stato soccorso e recuperato dalla motovedetta libica Fezzan.
Nel frattempo, qualcosa si muove in mare. Il pattugliatore Cigala Fulgosi (P490) della Marina militare italiana, che pure si trovava a poche miglia dall’imbarcazione già da ieri e con mezzi idonei al soccorso, decide finalmente di intervenire soltanto dopo circa 24 ore, per via delle condizioni meteo in via di peggioramento e per le precarie condizioni del gommone, con un lato completamente sgonfio e che imbarca acqua, ed il carburante finito.
In una nota della Marina Militare, si legge che il pattugliatore ha raggiunto il gommone in acque internazionali, a circa 90 miglia a sud di Lampedusa, e “constatate le condizioni del natante con 100 persone a bordo, di cui solo una decina provvisti di salvagente individuale, motore spento, precarie condizioni di galleggiamento e considerate le condizioni meteorologiche in peggioramento, è intervenuto in soccorso delle persone che erano in imminente pericolo di vita”. Al termine del soccorso sono state recuperate 100 persone, di cui 17 donne e 23 minori, per i quali è attualmente in atto la verifica delle condizioni di salute. La Marina ha fatto sapere che non risulta alcuna persona deceduta a bordo, smentendo la notizia diffusa da Alarm Phone.
E sebbene si sia evitato in extremis il peggio, di fatto, c’è stata una omissione di soccorso per ore, nonostante ci fossero mezzi a disposizione in zona fin da ieri. Una bambina di 5 anni sarebbe morta o forse no. Questo probabilmente non lo sapremo mai. Donne, uomini e bambini hanno rischiato ancora una volta di perdere la vita in mare. A difesa della Marina Militare è intervenuto il ministro dell’Interno, che ha accusato persino la stampa di dare adito alle «provocazioni e alle illazioni» delle Ong, definite “infondate e diffamatorie”.