L’europarlamentare Mario Borghezio verrà processato dal Tribunale di Milano, con l’accusa di aver diffuso “idee fondate sull’odio razziale ed etnico”. Ieri, infatti, il Parlamento europeo ha revocato l’immunità all’esponente leghista, scegliendo di non difendere i privilegi giudiziari del membro del Carroccio.
La vicenda si riferisce ai commenti con cui Borghezio aveva accolto la nomina di Cecile Kyenge a ministra dell’integrazione: “Una scelta del c….. E’ il governo del bonga bonga”, aveva affermato il 29 aprile 2013, intervistato durante la trasmissione radiofonica di Radio24 La Zanzara, proseguendo: “La parola ‘negra‘ in Italia non si può dire ma solo pensare. Fra poco non si potrà neanche dire ‘clandestino’, si dirà ‘sua eccellenza’” (sull’uso di un linguaggio fortemente razzista durante la trasmissione radiofonica La Zanzara ci eravamo soffermati già nel 2014). Era proprio a seguito di queste frasi che lo scorso aprile Borghezio era stato rinviato a giudizio dal Tribunale di Milano: un procedimento che era rimasto fermo, in attesa del parere di Strasburgo, finalmente arrivato. “Le dichiarazioni superano i toni che si incontrano generalmente nel dibattito politico e sono, per di più, profondamente non parlamentari nella loro natura”. Pertanto, secondo l’Europarlamento non si può valutare che Borghezio “abbia agito svolgendo le proprie funzioni di membro del Parlamento”.
Era già successo due anni fa: nell’aprile 2014, la Commissione affari giuridici del Parlamento europeo aveva revocato l’immunità parlamentare all’eurodeputato, in relazione al processo penale aperto dal Tribunale di Milano in cui il portavoce del Carroccio era accusato di “ripetuta diffamazione e diffusione di idea discriminatorie basate sulla superiorità o sull’odio razziale”. Anche allora, il procedimento si riferiva alle dichiarazioni rilasciate dall’europarlamentare del Carroccio durante un’intervista alla trasmissione radiofonica La Zanzara: in quel caso, aveva scelto come bersaglio i cittadini rom. “Spero che ieri alla fine della visita alla Camera gli uscieri abbiano controllato tutto, anche gli arredi. Io personalmente un esamino con l’elenco delle cose che c’erano prima e che è rimasto dopo lo farei”, era stato il commento di Borghezio dopo l’incontro tra la Presidente della Camera Laura Boldrini e otto giovani rappresentanti delle comunità rom presenti in Italia. Anche in quel caso, la Commissione aveva deciso di non concedere l’immunità a Borghezio per il fatto che “le dichiarazioni fatte nell’intervista non avevano diretta e ovvia connessione con le attività parlamentari” (ne abbiamo parlato qui). E Borghezio era stato condannato per le espressioni, che denotavano “inequivocabilmente un sentimento di avversione” e “un evidente pregiudizio razziale nei confronti di un’intera etnia“.
La decisione presa – ancora una volta – dall’Europarlamento rappresenta un segnale importante: il razzismo non dovrebbe essere mai usato come strumento di lotta politica. “Chi vi fa ricorso disonora le istituzioni e non ha diritto ad alcuna immunità”, così l’europarlamentare Cecile Kyenge, la quale ha sottolineato che “un membro del Parlamento europeo che manifesta disprezzo e odio in ragione del colore della mia pelle non ha offeso solo me, ma i valori delle istituzioni europee”.
Nel frattempo, mentre l’Europarlamento spiegava le ragioni della revoca dell’immunità, Borghezio rendeva “onore agli eroi di Gorino“, che hanno impedito l’accesso al paese a 12 donne e ai loro 8 bambini (qui un approfondimento).
Ogni commento è superfluo.