Ieri, la foto di un camion frigorifero della società Hyza, azienda di prodotti avicoli con sede in Slovacchia, ha riempito le prime pagine di quotidiani e tg. Il tir, parcheggiato probabilmente il 26 agosto, in una piazzola dell’autostrada austriaca A4, è stato rinvenuto il giorno dopo nei pressi di Parndorf, nella provincia di Neusiedl am See, da un dipendente della Asfinag (società autostradale austriaca). L’amara e sconvolgente scoperta del “carico” del camion è giunta alla Polizia nella mattinata di ieri: ben 71 corpi di migranti (fra i quali 4 bambini e 8 donne) morti per soffocamento. Il camion era stato abbandonato sul ciglio della strada e, secondo le autorità, i migranti trovati al suo interno erano morti già da un giorno e mezzo o due, cioè da prima che il mezzo passasse il confine con l’Ungheria per entrare in Austria.
La notizia è arrivata subito dopo quella relativa all’ennesima strage nel Canale di Sicilia, dove sono state trovate morte 51 persone su un’imbarcazione diretta dalla Libia all’Italia. E neanche il tempo di piangere questi morti, che un nuovo dramma si è verificato in mare, questa mattina, con un naufragio di vastissime proporzioni al largo delle coste libiche, dove la conta delle vittime sembra non finire mai. Sono giorni davvero bui per l’Europa intera.
E intanto, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha commentato così l’accaduto: “Siamo tutti sconvolti dalla notizia agghiacciante dei profughi morti nel tir. Questo è un ammonimento all’Europa a offrire solidarietà e a trovare soluzioni. Troveremo il modo di distribuire il carico e le sfide in modo equo”.
Già il 21 agosto, l’agenzia per i migranti e i rifugiati della Germania (BAMF) aveva diffuso un documento interno nel quale annunciava la sospensione delle procedure di controllo previste per i rifugiati siriani arrivati in Germania, di fatto accettando di farsene carico. Il documento è circolato online nel pomeriggio del 24 agosto, non è stato smentito ed è stato citato come autentico da diversi giornali tedeschi e internazionali, oltre che da diverse organizzazioni umanitarie. Il documento invita, di fatto, alla revoca di tutti gli ordini di espulsione emanati contro chi non è entrato nell’Unione Europea dalla Germania, ma ha fatto lì la sua richiesta d’asilo, insieme alla sospensione delle procedure previste dagli accordi di Dublino del 1990. Un “messaggio” che la Commissione Ue ha accolto «con favore», ancor più per la “scelta siriana”: l’Agenda per l’Immigrazione intavolata in maggio dalla squadra di Juncker è, infatti, in sintonia con la scelta tedesca.
La decisione della Germania è stata letta da diversi analisti come una “manovra” per fare pressione sugli altri paesi europei che finora hanno utilizzato il protocollo del 1990 come “base giuridica” per rifiutarsi di accogliere e farsi carico di una parte dei migranti provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa e in fuga dalla guerra, dall’oppressione o dalla fame. La Merkel, dopo aver incassato il placet dell’Unione, ha quindi annunciato che è stato “raggiunto con Italia e Grecia l’accordo sul fatto che i cosiddetti centri di registrazione o Hot Spots debbano essere allestiti entro la fine dell’anno”, specificando che “Italia e Grecia potranno accettare centri del genere soltanto se altri Paesi sono pronti ad accogliere la loro quota di asilanti“.
Ora, si plaude da più parti alla decisione tedesca di sospendere il Regolamento Dublino per i profughi siriani, quando tutte le organizzazioni, indipendenti dai governi e dai loro finanziamenti, che si occupano dei fenomeni migratori, da anni denunciano ne l’irragionevolezza. Resta il fatto che quella tedesca è una scelta in linea con un approccio unilaterale e non coordinato con cui ogni paese dell’Unione gestisce la questione come meglio ritiene e più gli conviene. Scegliendo del tutto arbitrariamente chi può entrare dentro la Fortezza e chi è destinato a rimanerne fuori.