Sono stati condannati all’ergastolo gli uomini accusati della strage che si consumò a Castel Volturno, in provincia di Caserta.
Era la sera del 18 settembre 2008 quando cinque persone affiliate al clan dei Casalesi, con a capo Giuseppe Setola, uccidevano un italiano sospettato di collaborare con le forze dell’ordine. Aprivano il fuoco anche contro sette cittadini stranieri: 125 colpi di kalashnikov uccidevano i ghanesi Kwame Antwi Julius Francis (31 anni), Affun Yeboa Eric (25 anni), Christopher Adams (28 anni), i togolesi El Hadji Ababa e Samuel Kwako (26 anni), e Jeemes Alex, 28enne proveniente dalla Liberia.
Fu una strage, la prima strage mafiosa con l’aggravante del razzismo.
Solo una persona sopravvisse, Joseph Ayimbora, proveniente dal Ghana. Ferito a una gamba, si finse morto.
Ayimbora divenne il testimone chiave nel processo iniziato il 12 novembre 2009, conclusosi pochi giorni fa con la condanna definitiva all’ergastolo per Setola e Giovanni Letizia, Alessandro Cirillo e Davide Granato, tre affiliati al clan dei Casalesi. Per Antonio Alluce, altro affiliato del gruppo mafioso, è stata confermata la condanna a 28 anni e sei mesi di reclusione.
Le indagini hanno confermato che le vittime non avevano alcun rapporto con i Casalesi né con la criminalità nigeriana, ipotesi avanzata – senza alcuna prova – da diversi media nei giorni immediatamente successivi alla strage (a tal proposito, qui un articolo di Enrico Pugliese, pubblicato su Il Manifesto il 21.9.2008.
La Corte ha disposto inoltre il pagamento di un risarcimento di 200mila euro a Ayimbora: soldi che andranno ai suoi eredi, visto che l’uomo è morto nel 2012 a causa di un aneurisma. Riconosciuto anche il danno alle parti civili: i Comuni di Castel Volturno e Casal di Principe, il centro sociale di Caserta Ex Canapificio e l’Associazione Mò Basta.
L’Ex Canapificio ha espresso soddisfazione per la sentenza, lamentando però la mancanza di “volontà politica per cambiare realmente le cose”. “Sono ormai dieci anni che denunciamo la mancanza della presenza delle istituzioni in un territorio come questo – hanno dichiarato i membri del centro sociale al periodico Caserta Focus – Negli anni abbiamo avviato diversi tavoli di trattative con le istituzioni nazionali e locali a tutti i livelli. Abbiamo chiesto e promosso con il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno un piano di inclusione sociale ed emersione, che nel 2011 ha portato alla regolarizzazione di circa 1000 richiedenti protezione umanitaria. Ma ad oggi è tutto fermo. Lo scorso aprile – hanno proseguito – alla fine di una grande manifestazione organizzata a Napoli con alcuni esponenti degli storici movimenti dei disoccupati, abbiamo incontrato Severino Nappi, assessore al Lavoro e alle Politiche dell’Emigrazione e dell’Immigrazione. Un incontro che doveva segnare l’inizio di un reale confronto con le Istituzioni regionali per dar vita a un percorso di integrazione dei migranti presenti nella Regione Campania e in particolar modo a Castel Volturno e lungo il litorale domitio. Ma da allora non si è mosso nulla.”