Un processo che si è concluso con quattro uomini condannati per essersi associati “perché accomunati da una vocazione ideologica di estrema destra nazionalsocialista allo scopo di commettere più delitti di diffusione di idee on-line e tramite volantinaggio, fondati sulla superiorità della razza bianca, sull’odio razziale, etnico e di incitamento a commettere atti di discriminazione e di violenza per motivi razziale ed etnici”.
Un forum online oscurato in quanto “associazione finalizzata all’incitamento all’odio razziale e all’antisemitismo”.
Eppure, il forum è ancora lì, online ed attivo.
Stiamo parlando di Stormfront.org, portale che si autodefinisce “The white nationalism community”, la comunità virtuale del nazionalismo bianco.
Sulla home page della sezione italiana, si legge “Italian Patriots and Nationalists”, patrioti e nazionalisti italiani.
Molte volte indicato da più parti come un forum neonazista, spesso diversi utenti e amministratori del forum hanno rigettato l’accusa.
Per fugare ogni dubbio è sufficiente riportare il saluto che un utente rivolge ai lettori del suo thread, in gergo la discussione aperta: “HEIL a tutti i camerati”.
Una discussione che risale a diversi anni fa, nello specifico al 2006. Nel frattempo, Stormfront Italia è stato segnalato più volte, anche da noi, a Unar e Polizia postale. La Digos ha aperto un’inchiesta, che ha portato appunto all’oscuramento del portale e all’arresto di quattro persone.
Un capitolo chiuso insomma. Almeno, così si pensava.
In realtà, cliccando sulla voce Last (ultimo) del thread di cui sopra, vediamo che l’ultimo commento risale a.. ieri. Solo ieri, un utente riportava la notizia di “Scontri etnici in trentino”. Il commento precedente risale a due giorni fa, e la firma dell’utente è una citazione di Adolf Hitler.
Forse è solo un errore. Controlliamo altro.
L’ultimo post nel thread “Presentazioni” porta la data di.. oggi. Un utente dà il benvenuto a un nuovo arrivato.
E ancora, la discussione nominata “Pericolo islamico e dhimmitudine”, aperta nell’aprile 2010, vede un commento pubblicato oggi da un utente la cui firma è: “Non mi piacciono i n…, o so gusti che ci posso fare siamo in un paese democratico”.
Siamo in un paese democratico, è vero, in cui “il diritto di manifestare il proprio pensiero non deve essere confuso con il diritto di incitare all’odio e oltraggiare la memoria degli ebrei uccisi nei campi di sterminio”, come detto dall’avvocato di parte civile a conclusione del processo.
Si pensava che l’oscuramento e l’arresto di quattro persone coinvolte sarebbero stati gli ultimi atti di questa storia, ma forse era stata sottovalutata la facilità con cui è possibile aggirare i blocchi on-line. In questo caso, è stato sufficiente utilizzare un proxy anonimo che si trova in un paese terzo, dove Stormfront italia non è bloccato, perchè il forum ritornasse online, funzionante ed utilizzato.
Erano gli stessi utenti del forum che tempo fa spiegavano la cosa, prendendosi gioco delle indagini e della legge: “No tranquillo, l’oscuramento di un sito è facilmente aggirabile… Ci hanno già provato, sono anni che le autorità italiane competenti chiedono a Google Italia di “oscurare” il link “Stormfront.org”, senza successo”, scrivevano.
Ancora una volta, torna il problema di come intervenire nei casi di diffusione di hate speech e razzismo online.
A margine del processo, la sentenza veniva salutata come la prima a riconoscere l’associazione a delinquere nei confronti di un gruppo che agiva sul web.
In questi anni, diversi paesi hanno cercato di prendere misure, anche internazionali, contro la divulgazione di materiali razzisti e a sfondo xenofobo su internet. A questo punto, appare chiaro però che i mezzi pensati fin’ora non riescono ad essere efficaci: è necessario un impegno coeso per evitare di fare dei passi indietro, lasciando questa sentenza sola in mezzo al difficile e complesso terreno del cosiddetto cyberspazio. Una coesione che, proprio come la rete, dovrebbe essere discussa e realizzata a livello transnazionale per avere efficacia.