Un gruppo di Senatori di PD, Scelta Civica, M5S e SEL hanno presentato pochi giorni fa un’interrogazione urgente alla Ministra per l’integrazione Kyenge e al Ministro del lavoro e delle Politiche Sociali Giovannini, sulle discriminazioni in materia di accesso alle prestazioni assistenziali messe in atto dall’Inps nei confronti di cittadini stranieri con disabilità.
L’Istituto di previdenza nazionale continua infatti a legare la possibilità di ricevere la pensione di inabilità al possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo, richiamando l’art. 80, comma 19, della legge finanziaria n. 388 del 2000, che aveva stabilito il requisito della carta di soggiorno come condizione di accesso alle prestazioni di assistenza sociale. Come fanno notare i firmatari dell’interrogazione, la limitazione contenuta nel suddetto articolo è stata eliminata da tempo dalla Corte costituzionale, che ne ha sancito l’illegittimità alla luce di diverse sentenze e del principio di non discriminazione di cui all’art. 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, nonchè del principio costituzionale di uguaglianza di cui all’art. 3.
Il carattere discriminatorio assunto dall’Inps è stato evidenziato anche da una recente ordinanza del tribunale di Pavia, che ha accolto il ricorso presentato da una cittadina salvadoregna in rappresentanza del figlio disabile, insieme a ASGI e Avvocati per niente onlus. La sentenza del tribunale ha inoltre ordinato all’Inps di modificare le indicazioni inserite sul sito internet istituzionale in merito ai requisiti di accesso alle indennità: il sito web continua infatti a indicare il titolo di lungosoggiorno come condizione imprescindibile per accedere alle prestazioni di assistenza sociale.
Un comportamento, quello dell’Inps, ritenuto “inaccettabile” dai firmatari dell’interrogazione, che chiedono ai Ministri di intervenire per porre fine a questa pratica che “non può più essere tollerata”.
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Per saperne di più: http://www.asgi.it/home_asgi.php?n=2839&l=it