E’ bravissima, una promessa del nuoto sincronizzato. Ma non può gareggiare.
E’ la vicenda di una bambina di dieci anni, residente con i genitori nel Comune di Camposampiero, in provincia di Padova.
Nata nell’ospedale di Camposampiero, non ha la cittadinanza italiana. I suoi genitori sono cittadini tunisini, e lei per legge deve aspettare di compiere 18 anni per inoltrare la domanda di cittadinanza. Un iter piuttosto lungo. Una situazione che accomuna tanti (ne abbiamo parlato qui). Nel frattempo, c’è la vita.
In particolare, questa bambina nuota. Benissimo. Per questo l’allenatore l’avrebbe voluta iscrivere alle gare federali. Ma ha ricevuto lo stop della Federazione di Nuoto.
La speranza della bambina potrebbe risiedere anche nella domanda di cittadinanza inoltrata dai genitori il 28 gennaio 2013, dopo undici anni di residenza in Italia. “Ci siamo comportati come dice la legge – spiega il padre – e abbiamo presentato la domanda dopo dieci anni di residenza. Abbiamo ottenuto dalla prefettura un codice e ogni tanto controllo su un sito Internet la posizione della mia pratica. C’è scritto sempre che è in corso la verifica. Ma mi hanno detto che devo aspettare due anni prima di poter chiamare e chiedere eventualmente perché non è stata concessa».
La Federnuoto è intervenuta annunciando con una nota che è in corso la modifica dei regolamenti: da autunno l’adesione agonistica alle attività giovanili dovrebbe essere libera per tutti gli atleti residenti in Italia.
Il governatore del Veneto Luca Zaia ha dichiarato che, pur rimanendo contrario allo ius soli, “il caso della nuotatrice padovana offre la necessità di un dibattito sul diritto di cittadinanza”. Diverso il commento di Matteo Salvini, segretario della Lega Lombarda “Non cambio una legge per il nuoto sincronizzato. I problemi dell’immigrazione sono altri: sono le centinaia di migliaia di immigrati che stanno qui a bivaccare”.