E’ il titolo di una pagina del settimanale F uscito ieri in edicola che propone un format molto usato in ambito giornalistico: quello del confronto di due opinioni diverse, in genere contrapposte. Siccome siamo parte in causa, siamo costretti ancora una volta a intervenire sulla questione.
Nello specifico, la pagina è costruita in modo tale da comunicare al lettore che vi sono due persone con opinioni contrapposte: due pareri su due colonne contrassegnate con tanto di foto con un sì e con un no. Le nostre risposte sono segnalate con un “SI”. Ma c’è un piccolo particolare: nel corso dell’intervista telefonica, la prima cosa che abbiamo detto è che la domanda (stiamo diventando un paese razzista?) è sbagliata. Questo non è stato scritto, essendo evidentemente già stato deciso il titolo prima di sentire gli interlocutori.
E infatti “l’intervista” pubblicata apre così:
“Non possiamo arrivare a generalizzare dicendo che l’Italia è un paese razzista, ma di certo sia i discorsi pubblici, sia i fatti di cronaca portano alla luce un preoccupante aumento dell’ostilità verso gli stranieri”.
Come spesso succede, non tutto quello che viene dichiarato viene riportato: le lunghezze giornalistiche sono il primo diktat per chi scrive e in epoca di semplificazioni dilaganti su questo possiamo fare poco. Ma se si stravolge il significato delle risposte fornite, allora questo sì, diventa un problema. Ed è ciò che è successo in questo caso.
Alla seconda domanda (che è una variante della prima): “Le vostre indagini dimostrano che il razzismo è in crescita?”, compare un sì che serve per “dimostrare” la contrapposizione di cui sopra.
“Sì, abbiamo pubblicato diversi report per rappresentare l’evoluzione del razzismo nel nostro paese: nel 2018 abbiamo registrato un aumento (che per telefono avevamo definito anomalo n.d.r.) delle violenze fisiche.” Un sì che non ricordiamo di aver pronunciato.
Si tratta di un pezzo tra i molti che in questi mesi sono dedicati all’evoluzione del razzismo nel nostro paese.
Ora. Che vi sia oggi un’attenzione più alta rispetto al passato ai troppi casi di razzismo quotidiano non può che rallegrarci. E’ esattamente ciò che sollecitiamo da 11 anni di fronte all’invisibilità che ha caratterizzato molte discriminazioni e violenze razziste compiute in questi anni.
Ma se l’informazione prodotta non è corretta o fa trapelare un uso sensazionalistico e spesso politico di fatti che in molti casi producono conseguenze molto gravi sulle persone che li subiscono, allora ci rallegriamo meno.
La tesi che fa da sfondo alla maggior parte degli articoli pubblicati sul tema, è quella che mira a ricondurre una “crescita del razzismo” all’attuale composizione della maggioranza e, in particolare, a uno dei suoi massimi esponenti.
Che vi sia una responsabilità grandissima del leader della Lega Nord nell’aver inferocito il dibattito pubblico contro migranti, richiedenti asilo e rom è un fatto. Ciò non giustifica però operazioni politiche e giornalistiche che sono tutte mirate a dimostrare che le radici del razzismo che attraversa nelle forme più diverse in modo diffuso la vita politica e sociale del nostro paese risiedono unicamente nel successo di quel partito.
Rimuovere le responsabilità politiche e culturali delle forze democratiche che in questi anni hanno sottovalutato i pericoli di una subalternità più o meno esplicita alla propaganda xenofoba e razzista delle destre, non aiuta infatti a risolvere il problema, semmai lo accentua. Perché non stimola queste ultime a cambiare (e radicalmente) rotta alla loro linea politica sulle politiche migratorie.
Dunque cogliamo l’occasione per ribadire il nostro punto di vista.
L’Italia vive una fase della sua storia complicata e non felice e proprio per questo avrebbe bisogno di un’informazione capace di raccontarla nelle sue sfumature. L’eccesso di semplificazione e polarizzazione che sono il modello corrente, speculare ai comportamenti sui social network di molti, rischia di impedire di capire cosa stia succedendo anche su un fronte preoccupante come quello del razzismo e della xenofobia.
Grazia Naletto