“Una decisione molto importante che implica un deciso cambio di rotta da parte delle autorità sulle politiche di accoglienza necessarie per soddisfare i bisogni di protezione di chi fugge da violenze e persecuzioni”: l’Unhcr accoglie con soddisfazione la notizia dell’ampliamento del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) la cui capienza passerà da 3 a 16 mila posti per i prossimi tre anni come da decreto pubblicato dal Ministero dell’interno.
Un ampliamento sicuramente importante: i posti fin’ora disponibili (tremila) sono sicuramente lontani dal bisogno reale delle persone che chiedono asilo in Italia. “Ora sarà possibile provare ad uscire da quella logica emergenziale che ha caratterizzato troppe volte in passato la gestione dei flussi migratori misti nel nostro paese” ha dichiarato Laurens Jolles, delegato Unhr per l’Italia e il Sud Europa, sottolineando inoltre l’importanza di migliorare “i servizi disponibili anche in una prospettiva di integrazione dei rifugiati sul territorio nazionale”.
Questo ampliamento – risultato anche del lavoro del Tavolo di coordinamento nazionale, presieduto dal Ministero dell’interno e composto da Anci, Upi, Regioni, Ministero del lavoro e Ministero per l’integrazione – non deve infatti rappresentare un punto finale, bensì una tappa di una “continua opera di riforma del sistema di accoglienza in Italia”, come evidenziato da Jolles.
A tal proposito, è utile ricordare che l’Italia, la cui Costituzione garantisce il diritto d’asilo (art.10), non ha una legge organica di riferimento, e si basa su regolamenti e normative europee ed internazionali.
Inoltre, va sottolineata la “prospettiva di integrazione dei rifugiati sul territorio nazionale”: come ricordato dai partecipanti al workshop organizzato da Lunaria, Arci e Antigone durante il Forum della campagna Sbilanciamoci!, tenutosi a Roma dal 6 all’8 settembre, spesso gli attuali percorsi di accoglienza sono fini a se stessi e non garantiscono un reale inserimento, ma danno piuttosto vita a perduranti forme di assistenzialismo.
L’ampliamento dei posti è quindi positivo e importante, ma deve accompagnarsi a un cambiamento reale delle politiche di accoglienza e della logica ad esse sottostante.
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