A distanza di cinque mesi dall’inizio della raccolta di firme lanciata dalla campagna “L’Italia sono anch’io”, possiamo dire che almeno un risultato è stato raggiunto: il tema della riforma della legge sulla cittadinanza è tornato al centro del dibattito pubblico coinvolgendo importanti rappresentanti istituzionali, alcuni intellettuali e diverse tra le testate giornalistiche italiane più importanti (tra le quali il Corriere della Sera, La Repubblica, L’Unità, La Stampa, Micromega) oltre alle decine di associazioni e alle centinaia di persone che hanno lavorato in questi mesi per raccogliere le firme in tutta Italia.
Adesso che la raccolta di firme sta volgendo al termine, vale la pena entrare nel merito dei contenuti della campagna analizzandone le premesse e gli obiettivi principali.
Non è possibile comprendere sino in fondo il significato e l’importanza delle proposte di legge di iniziativa popolare senza conoscere in dettaglio e a fondo l’attuale normativa in materia di cittadinanza e il vero e proprio percorso a ostacoli che caratterizza la sua applicazione.
D’altra parte una proposta di legge esprime, al di là dei suoi più immediati effetti a livello giuridico, anche una visione del mondo e della società tanto più quando interviene in materia di cittadinanza e di partecipazione. Proponiamo anche a tal proposito alcune riflessioni “stimolati”, per così dire, dal dibattito che si è sviluppato negli ultimi giorni. E cogliamo l’occasione per ricordare che, benché la maggior parte dei commentatori abbia finto di non saperlo, le proposte di legge di iniziativa popolare de L’Italia sono anch’io sono due: oltre alla riforma della legge sulla cittadinanza la campagna propone il riconoscimento del diritto di voto amministrativo ai cittadini stranieri legalmente soggiornanti in Italia da cinque anni. E la seconda proposta, come vedremo, non è certo meno rilevante della prima se, come noi pensiamo, il presupposto di una cittadinanza non solo formale è l’esercizio di una cittadinanza attiva di cui il diritto di voto non è l’unica, ma sicuramente una delle più importanti espressioni.