Siamo costretti a ritornare sugli stessi argomenti. Siamo obbligati a farlo perché le cose, purtroppo, non cambiano.
Da anni contro i cittadini stranieri viene fatta propaganda politica, strumentalizzandoli e creando allarme sociale, conflitto, tensione. Le parole hanno un peso e chi ha un ruolo pubblico lo sa bene. Ma troppo spesso questa consapevolezza non viene usata per discutere di argomenti importanti con la dovuta serietà, bensì per scatenare gli animi e alimentare paure.
Ecco un esempio, quasi didattico per quanto evidente:
Parole scritte su Facebook da parte di una persona che riveste un ruolo pubblico: “Sono in arrivo oltre 800 IMMIGRATI a Palermo, molti di questi purtroppo malati di SCABBIA. Ragazzi, su la testa, vogliono farci scomparire!”.
Commenti delle persone: “I miei nonni nella seconda guerra mondiale erano in Libia…..i libici hanno preso tutti gli italiani e li hanno portati sul porto con la promessa di ritornare in italia….invece hanno sparato contro….si è salvato solo chi è riuscito a scappare……..perché non lo facciamo anche noi?”, “Sparate a vista senza l’altolà ,vedrai che nessuno più sbarca in Italia ,e se vengono i politici sparate anche a loro”, “Questo si deve fare, per capire che non ce più posto per nessuno!”, “Bisogna fare cm la Grecia sparargli contro e girarsi dall’altra parte forse così capiranno ke nn c’e piu posto per loro”, “Ieri passando davanti alla sede del Pd della mia città ne ho contati una 50 tutti negri, ma negrissimi, più quelli che stavano dentro e tanti altri che raggiungevano la sede in gruppi, tutti vestiti a festa”, “Noi italiani saremo in via di estinzione”, “Ma andare sulle coste libiche,e affondare quei battelli no…”, e così a seguire.
Quello riportato non è solo un esempio evidente del meccanismo che si instaura lanciando anatemi contro qualcuno che, peraltro, non ha possibilità di reagire (Nonostante quello che dicono tanti politici, Salvini in testa, le persone che arrivano in Italia hanno altri problemi che non commentare i vari post su Facebook).
E’, in realtà, un recentissimo post che il segretario della Lega Nord Matteo Salvini ha pubblicato sulla propria pagina Facebook. E i commenti sono solo alcune reazioni delle persone che seguono la pagina.
Salvini non è nuovo a questo genere di “messaggi politici”, scritti, non a caso, a caratteri maiuscoli, in forma esortativa e senza citare alcuna fonte. Strategie comunicative che, va detto, il segretario del Carroccio sa usare benissimo.
La questione però è che inquinare il dibattito pubblico con paure, frustrazioni, ansie, non risolverà di certo il “problema”. Qualsiasi esso sia: ora è il presunto allarme scabbia, ieri era l’ebola (che oggi, guarda caso, è già passato). Ora è l’arrivo dei “clandestini” e i “confini che vanno difesi” (altro post di Salvini), ieri erano i “terroni” e il sud Italia, ben diversa dalla “Padania”. A tal proposito, valgono poco le motivazioni che Salvini da a chi gli ricorda quando vestiva magliette con la frase “Padania is not Italy”: “Noi eravamo e siamo antipolitici del Sud: ‘Roma ladrona’ erano le amministrazioni pubbliche. Il problema sono i politici, non sicuramente i cittadini che li subiscono”. Nemmeno quelli “colerosi”, come furono definiti i napoletani da Salvini tempo fa? Per non parlare del fatto che i leghisti non hanno mai rifiutato incarichi, e stipendi, dal sistema politico italiano tanto disprezzato, nemmeno ai tempi di ‘Roma ladrona’.
Insomma, come dicevamo all’inizio: le cose non cambiano. Piuttosto, cambiano i soggetti contro i quali scagliare toni accesi che fomentano aggressività. In altre parole, cambiano i capri espiatori di situazioni problematiche a cui la politica non riesce a dare risposte. Se prima erano i cittadini del sud Italia, era perché la Lega Nord puntava sulle proprie zone. Ora che guarda anche a sud, e che Salvini si reca in Sicilia – da dove pubblica foto su Facebook – , ecco che le colpe di un sistema inefficiente si spostano su qualcun’altro. E, in un periodo in cui i soldi – per alcuni, non per tutti – sono sempre meno, in cui le prestazioni sociali non vengono più garantite, in cui la forbice sociale tra chi sta bene e chi no si allarga sempre più, quello che funziona, ancora una volta, è agitare spauracchi. Solleticare paure e ansie piuttosto che stimolare la riflessione serve di più, e i risultati ottenuti dal post di Salvini lo dimostrano.
Di fronte a questa situazione, sorgono tante domande: che società stiamo diventando? Perché ci si accontenta di frasi del genere piuttosto che pretendere programmi concreti e informazioni reali? E, soprattutto, dove si può arrivare orientando il dibattito pubblico in questo modo?
Ci sembra di essere di fronte a un‘involuzione della società. E, per non lasciare nulla al caso, il “moralismo”, e il “buonismo”, come vengono definite le reazioni di chi non si accoda ai commenti più aggressivi, non c’entrano niente.
Ci chiediamo solo se per esprimere la propria opinione sia necessario fare leva sulle paure e creare allarmismo. Infine, ci piacerebbe sapere come il segretario della Lega Nord giudica i commenti ai suoi post. Una presa di posizione, a questo punto, sarebbe davvero utile.