Il gruppo della Lega Nord in consiglio regionale della Lombardia ha presentato tre progetti di legge sulla “residenzialità” che mirano in modo piuttosto esplicito a rendere più difficile l’accesso al welfare ai cittadini stranieri, a tutto vantaggio, a detta loro, dei “lombardi doc”.
La residenza continuativa di 15 anni sul territorio regionale è il requisito previsto nelle tre proposte di legge per accedere alle forme di sostegno al diritto allo studio, ai servizi sociali e sociosanitari e all’edilizia residenziale pubblica. In quest’ultimo caso la Lega propone di introdurre anche un tetto massimo: non più del 5% degli alloggi Aler dovrebbero essere assegnati a cittadini stranieri. La motivazione (demagogica) che avrebbe ispirato le proposte leghiste sarebbe costituita dalla necessità di fornire ai cittadini (rigorosamente di sangue italiano) risposte concrete di fronte alla crisi economica. In sostanza l’esigenza di razionalizzare le risorse disponibili richiede, secondo la Lega, di moltiplicare “tetti” e “quote” discriminatori. Non si tratta certo di una novità (analoghe proposte sono state presentate lo scorso settembre sempre dalla Lega in Veneto mentre le ordinanze nell’ambito del welfare adottate dai sindaci e condannate come discriminatorie sono numerose): speriamo che Babbo Natale, con un po’ di buon senso, non consegni “il pacchetto”!