Alle quattro del mattino del 31 gennaio, in via Napoli, ad Arzano (Na), Ossuele Gnegne, 28enne originario della Costa d’Avorio e da 10 anni in Italia, si stava recando, come ogni giorno, in bicicletta sul posto di lavoro. Il giovane è un addetto alle pulizie dei locali della palestra Imperial. All’improvviso, ha visto una Smart andare dritta verso di lui. La persona che era alla guida ha volutamente accelerato e lo ha investito (“Ero ben visibile”, dice Ossuele). Non era stato un fatto “casuale”. Voleva investire proprio lui.
Poi, dall’auto sono scesi 4 uomini armati di bastoni, spranghe e sassi. “Schifo di uomo, munnezza. Vogliamo ucciderti”, hanno gridato, poi il pestaggio. “Ho provato a scappare – ricorda la vittima – ma sono stato raggiunto e colpito con il crick”. Poi il lancio di pietre e bottiglie, insulti razzisti e minacce. Ossuele è riuscito, per fortuna a rifugiarsi sotto un’automobile e a chiamare i Carabinieri. Poi accompagnato in ospedale, viene medicato per le contusioni e gli viene ingessato il braccio.
Ossuele ha affidato a un post su Facebook il racconto dell’aggressione subita. E con non poca amarezza scrive: «Sono nero e quindi devo morire? Non pensavo di poter incontrare ancora persone così, al lavoro, nel mio quartiere svolgo una vita normale e tutti mi rispettano e mi vogliono bene. Sono stato fortunato; ho lividi, contusioni, un braccio spezzato, ma tutto questo passerà. Ciò che non passerà è il colore della mia pelle, che in questo mondo crea problemi».
Dopo l’aggressione, i suoi datori di lavoro, per mostrare tutta la solidarietà possibile, hanno attaccato all’ingresso della palestra il cartello: “Vietato l’ingresso ai razzisti”. Anche l’amministrazione di Arzano, con tutta la cittadinanza, ha preso una posizione forte di biasimo e sdegno verso la vile aggressione.
Due giorni dopo, e non molto lontano, nel salernitano, a Eboli, una nuova violenza razzista. Le vittime sono due cittadini italiani “rei” di avere la “pelle scura”: un ragazzo di origini brasiliane di 21 anni, Hugo Leonardo D’Onofrio, adottato da genitori italiani, giocatore di rugby e atleta, che vive nella cittadina salernitana e la sua fidanzata, di origini colombiane. I due stavano passeggiando sul viale Amendola quando, come riporta la stampa locale, un gruppo di giovani ha iniziato a offenderli. Dagli insulti (“marocchino di merda”), si è passati ad una vera e propria aggressione fisica con spintoni, schiaffi e calci.
Il gruppo di aggressori ha poi tentato di strappare il cellulare dalle mani del giovane, che però ha opposto resistenza. La coppia è poi riuscita ad allontanarsi, trovando rifugio in una farmacia. Il titolare dell’esercizio commerciale, sempre secondo quanto riportato sulla stampa locale, sarebbe stato costretto a barricarsi dentro per evitare che gli aggressori potessero continuare ad aggredire la coppia. Allertati dalle vittime, sul posto sono intervenuti i carabinieri ed i vigili urbani. Il ragazzo, all’arrivo delle forze dell’ordine, è uscito dalla farmacia confermando agli agenti la dinamica e gli insulti: «Mi hanno chiamato marocchino di merda e negro di merda». Gli aggressori sono stati individuati rapidamente e portati in caserma: per loro una denuncia con l’accusa di aggressione con l’aggravante per razzismo e furto. Una settimana fa, il ragazzo aveva denunciato altri casi di razzismo.