Ci sono parole ormai entrate nel linguaggio comune. Talmente presenti quotidianamente, che le facciamo nostre, anche se scorrette. E’ il caso del termine “clandestino”: la Carta di Roma – codice deontologico per una corretta informazione sui temi dell’immigrazione siglato nel giugno 2008 dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana- sconsiglia l’uso di questa parola, la cui “accezione fortemente negativa”, come si legge nelle linee guida per l’applicazione della Carta, “evoca segretezza, vite condotte nell’ombra, legami con la criminalità”. E’ un termine “altamente stigmatizzante” che “nasce come aggettivo e diventa sostantivo nel corso degli anni e solo in riferimento ai migranti”. Lo diventa nei discorsi politici e nei media, che spesso strumentalizzano il termine per titoli ad effetto, come abbiamo segnalato più volte.
Ci stupisce dunque trovare questo titolo: “Immigrazione. 80mila clandestini pronti ad entrare in Europa” in un sito di informazione come Stranieri in Italia. Proseguendo la lettura dell’articolo, vediamo che la frase l’avrebbe pronunciata il ministro dell’Interno spagnolo Jorge Fernández Díaz per parlare di quella che definisce la “situazione di grave crisi” nelle due città spagnole in territorio marocchino, Ceuta e Melilla. L’autore del pezzo avrebbe potuto almeno virgolettare il titolo e in questo modo prendere le distanze da chi ha pronunciato queste parole, ma non l’ha fatto. Nel testo dell’articolo si ripete che sarebbero “80 mila gli immigrati clandestini che da Marocco e Mauritania vogliono entrare in Europa attraverso le enclavi spagnole”, specificando che “il numero degli immigrati pronti a entrare clandestinamente sarebbe stato fornito a Diaz dalle Intelligence di Spagna, Marocco e Mauritania”.
Clandestini, clandestinamente… Conoscendo l’attento lavoro del sito e dei suoi collaboratori, non possiamo che pensare a una svista. Che però ci sembra giusto segnalare, per tentare di arginare la diffusione e la normalizzazione dell’uso di termini impropri che contribuiscono alla costruzione di un immaginario negativo e stigmatizzante.
Ne approfittiamo per sottolineare un elemento importante, spesso dimenticato: il termine “clandestino” non richiama in alcun modo uno status giuridico. “La parola – sottolinea Carta di Roma – non è presente nel testo della legge Bossi-Fini, né nel testo unico sull’immigrazione che all’articolo 10 bis disciplina il cosiddetto reato di ‘clandestinità’, ma non usa mai questo termine, definendolo invece: ‘Ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato’. Neppure il reato di ‘clandestinità’ è menzionato come tale nel pacchetto sicurezza (n.94 15/07/2009) che lo ha introdotto e nel testo legislativo recente che lo ha in parte abrogato (ne abbiamo parlato qui-link al pezzo). Non esiste quindi una giustificazione giuridica per il suo uso”.
P.s.: Non sappiamo se la decisione è stata presa a seguito della pubblicazione del nostro articolo, ma la redazione ha provveduto a modificare il titolo da noi commentato in questo modo: “Il governo spagnolo: ’80 mila pronti ad entrare clandestinamente in Europa’.”