Da anni, Delia prepara un piatto caldo per chi non mangia da giorni, mette a disposizione la corrente del negozio per ricaricare i telefoni e permettere ai migranti di parlare con le proprie famiglie, offre caramelle e patatine ai migranti più piccoli. E poco importa se la popolazione di Ventimiglia ha disertato il bar, se per strada la minacciano o le sputano addosso, se di notte hanno provato a bloccare le porte del locale per boicottare l’attività. Aperto quindici anni fa, il bar Hobbit offriva caffè e brioche agli abitanti della zona che lavoravano e ruotavano attorno alla stazione. Poi, più di tre anni fa, il piccolo centro cittadino diventa zona di passaggio per oltre mille persone al giorno: Delia non chiude le porte e diventa presto un punto di riferimento per tutti i transitanti. Da diversi giorni è partita la campagna di raccolta fondi per il bar Hobbit di Ventimiglia: non un esercizio commerciale qualsiasi ma un avamposto di solidarietà e umanità reso possibile grazie a Delia, la donna coraggiosa e generosa che lo gestisce, e alle persone che in questi anni la hanno supportata. Qui di seguito il testo dell’appello e il link per donare.
A Ventimiglia, 9 km dalla frontiera francese, passano decine di migliaia di rifugiati ogni anno. Fuggono da guerre, da torture, da violenze. Tentano di varcare il confine per raggiungere familiari o conoscenti in Francia, Inghilterra e altri paesi europei, rischiando la vita durante il tragitto. Una volta superata la frontiera spesso incontrano abusi, detenzioni e respingimenti dalla polizia francese. Questi tentativi durano mesi, mesi in cui uomini, donne e bambini rimangono bloccati a Ventimiglia, senza accesso ai servizi primari: acqua potabile, bagni pubblici, cibo, un luogo dove dormire, a parte il campo della croce rossa, militarizzato, desolato e distante. I rifugiati sono oltretutto soggetti al razzismo e all’ostracismo di buona parte della popolazione locale, ostile a chiunque non abbia la pelle bianca. In questa situazione drammatica, tuttavia, una piccola parte della popolazione resiste: tra questi Delia, il cui bar è diventato l’anima della solidarietà a Ventimiglia. La storia di Delia inizia 3 anni fa, quando invita a entrare e offre un pasto ad alcune donne e bambini seduti sul marciapiede di fronte al bar. Da allora, grazie al passaparola, il bar è diventato un punto di riferimento per tutti i rifugiati che transitano da Ventimiglia, oltre che per i volontari e le organizzazioni solidali. Delia, soprannominata “Mamma Africa”, ha aiutato migliaia di persone in transito, offrendo vestiti, un pasto caldo, un abbraccio e un luogo accogliente a chiunque ne avesse bisogno. Ha distribuito scarpe, aiutato a decifrare documenti, assistito nella ricerca di alloggio, offerto pasti gratuiti a donne, bambini e a chiunque non può permettersi di pagare. Al bar Hobbit si possono caricare i cellulari e si può utilizzare il bagno (attrezzato di spazzolini, dentifricio, sapone, assorbenti e fasciatoio) senza obbligo di consumazione. I bambini hanno un angolo tutto loro, che Delia ha creato raccogliendo giocattoli usati. Il bar è spesso l’unico rifugio per i più vulnerabili, donne incinte, minori, vittime di tratta.
Tuttavia la solidarietà di Delia l’ha resa invisa al vicinato e a una parte di popolazione di Ventimiglia, che ha messo al bando il Bar Hobbit, soprannominandolo il “bar dei neri” e il “bar degli immigrati”. Insulti, aggressioni e atti vandalici fanno ormai parte della quotidianità di Delia. L’isolamento, la perdita della clientela e pressioni di vario genere hanno spinto il bar in una situazione economica sempre più grave. Delia non è più in grado di sostenere le spese ed è stata costretta suo malgrado a mettere il bar in vendita.
Non permettiamo che scompaia uno dei pochi luoghi di umanità e solidarietà che resistono a Ventimiglia! Aiutaci a sostenere Delia e a continuare il suo progetto di solidarietà attiva: ogni donazione, anche piccola, ci aiuta a comprare cibo, acqua, bevande e a coprire le spese del bar.