Soldi in cambio di un visto di ingresso. Fino a 2.500 euro, per avere i documenti utili a dimostrare di avere un contratto di lavoro, condizione necessaria per ottenere il visto d’ingresso in Italia secondo la legge Bossi-Fini.
Dalla sua entrata in vigore nel 2002, infatti, la legge ha introdotto il “contratto di soggiorno”: la persona che vuole venire in Italia ottiene il visto a condizione di avere, ancora prima della sua partenza, un datore di lavoro che si impegna ad assumerlo con una chiamata nominativa.
Un percorso complesso e che, di fatto, nasconde un’ipocrisia di fondo: i contratti per lavoro subordinato sono ad oggi estremamente rari, e inoltre sono davvero poche le persone che chiamano nominalmente una persona residente all’estero per lavorare qua in Italia. Più frequenti sono le procedure di emersione, gli accordi tra datore di lavoro e lavoratore per regolarizzare una situazione in corso d’opera, oppure, come abbiamo già riportato (ad esempio qui e qui), le truffe.
In questo caso, a denunciare il truffatore, un 52enne di Latina, è stata una signora indiana: la donna ha versato la somma di 10mila euro per ottenere i nulla osta al lavoro stagionale per quattro suoi connazionali. Gli inquirenti hannp arrestato lìuomo, accertando che la documentazione fornita era falsa, tanto che i cittadini indiani che hanno pagato non hanno mai ottenuto il visto d’ingresso per l’Italia.