Nella teoria, la legge di stabilità 2014 ha reso la social card un diritto anche dei cittadini non comunitari titolari di un permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo. Nella pratica, questo diritto viene sistematicamente calpestato. “Ad oltre un mese dall’entrata in vigore del provvedimento di legge, sia la modulistica che le procedure informatiche delle Poste che per conto di Inps ricevono le domande non sono ancora state adeguate”. A denunciarlo è il coordinatore degli uffici immigrazione di Inca Cgil Claudio Piccinini.
L’Inca aiuta molte persone nella compilazione delle domande, che però non vengono accettate: “Quando vanno a presentarla negli uffici postali si sentono rispondere che è impossibile e vengono rimandati indietro”, denuncia Piccinini, che rileva da una parte un problema di disinformazione, dall’altra un mancato aggiornamento del software. “I valori accettati nel campo cittadinanza solo solo I, IT o ITA, e così non risulta possibile inserire la domanda nel sistema informatico”.
Piccinini non esclude “il sospetto che vi sia un comportamento discriminatorio nella latitanza delle amministrazioni coinvolte. Comportamento al quale l’Inps non è nuovo essendo stato condannato lo scorso anno proprio per discriminazione nei confronti degli extracomunitari che facevano domanda per prestazioni assistenziali alle quali avevano diritto” (ne abbiamo parlato qui)
L’intervento di Inca Cgil arriva su segnalazione dell’Asgi, che ha sottolineato la gravità della situazione considerando che “il provvedimento di legge è stato emesso per evitare una procedura formale di infrazione del diritto UE”. Come osserva Piccinini quindi, “la mancata fruibilità del beneficio, oltre ad assumere l’aspetto di una beffa proprio nei confronti dei più deboli, espone lo Stato alle procedure di infrazione che non si disattivano con il provvedimento di legge quanto con l’avvenuta disponibilità del diritto”.
L’Inca invita l’Inps a “attivarsi quanto prima nei confronti delle Poste per sollecitare l’adeguamento delle procedure informatiche o, in assenza, nell’adottare prassi alternative per il recepimento delle domande di Social Card degli stranieri.”