Tutti contro il Cie di Modena.
Sono contrari i lavoratori della struttura, in sciopero perché da mesi Oasi, l’ente gestore, non paga gli stipendi, oltre a non rispettare varie norme in materia di sicurezza (ne abbiamo parlato qui).
Sono contrari i sindacati di polizia Siulp, Silp, Sap, Consap, Ugl e Coisp, secondo i quali, viste le criticità della struttura, il Cie sarebbe da chiudere (ne abbiamo parlato qui), aspetto su cui è tornato recentemente il segretario generale del Siulp.
Ed è contrario anche il sindaco di Modena. Nei giorni scorsi Giorgio Pighi, che è anche presidente del Forum italiano per la sicurezza urbana (Fisu), ha lanciato alcune proposte per combattere il sovraffollamento delle carceri, come la possibilità di prevedere nuove modalità di affidamento in prova e di detenzione domiciliare lontano dalla residenza abituale in caso di conflitto tra il condannato e i conviventi. Tra le idee avanzate, quella di chiudere il Cie. Una questione tecnica, quella portata dal sindaco, che spiega: ”Chiudiamo il Cie che sta solo creando problemi alla città, e usiamo quell’edificio per affrontare con determinazione, percorrendo strade innovative, l’emergenza delle carceri stracolme e disumane”. Del resto, “se ormai non risponde più agli obiettivi per il quale era stato realizzato”, è più utile trasformarlo ”in una struttura per le misure alternative alla detenzione”.
La questione non è solo tecnica: i Cie sono strutture all’interno delle quali vengono recluse, fino a 18 mesi, persone la cui unica “colpa” è non avere un permesso di soggiorno. Come se non bastasse, le condizioni di trattenimento sono inumane e intollerabili, come denunciano da tempo associazioni umanitarie, rappresentanti di istituzioni europee, parlamentari italiani, giudici. Sono zone franche in cui i diritti umani vengono sistematicamente violati. La totale mancanza di utilità di queste strutture detentive è solo un elemento in più per chiederne la chiusura.