A seguito di numerosi e insistenti “buu” razzisti all’indirizzo dei giocatori del Sassuolo Duncan e Adjapong da parte dei sostenitori della Lazio, la Curva Nord dello Stadio Olimpico viene chiusa per due turni dal giudice sportivo. La società laziale, per dare l’opportunità ai suoi sostenitori di essere presenti comunque allo Stadio, promuove un’iniziativa facendo aprire la Curva Sud (in genere destinata ai romanisti) e vendendo biglietti al prezzo simbolico di 1 euro (paradossalmente per incentivare l’iniziativa “We Fight Racism”, per «sostenere la squadra e testimoniare il rifiuto verso ogni forma di razzismo, sia esso di razza, religione, sesso o politica»!!).
Ciò che poi accade, domenica 22 ottobre, allo Stadio Olimpico di Roma, è davvero sconcertante. Mentre sul terreno di gioco si disputa la partita di campionato fra la Lazio e il Cagliari, sugli spalti, alcuni “tifosi” e sostenitori della Lazio attaccano degli adesivi sulla vetrata della Curva Sud contro i tifosi giallorossi (acerrimi nemici, ovvero la tifoseria romanista), i quali avrebbero trovato la “sgradita” sorpresa in occasione di Roma-Crotone, gara successiva prevista all’Olimpico. Alcuni adesivi contengono frasi offensive e razziste, oltre che apertamente antisemite (“Romanista ebreo” “Romanista Aronne Piperno”, solo per citarne alcune), ma uno in particolare colpisce più degli altri: un fotomontaggio che rappresenta Anna Frank con la maglia della Roma. Gli adesivi e i volantini vengono rimossi rapidamente dagli addetti alle pulizie del Coni. Tuttavia, l’immagine di Anna Frank con la casacca giallorossa è solo un triste e squallido remake degli stessi adesivi apparsi nel 2013 in alcune strade del centro di Roma, in particolare al quartiere Monti.
Il gruppo degli “Irriducibili Lazio”, i tifosi biancocelesti più accesi e più legati agli ambienti di estrema destra, commentano il gesto come «circoscritto a un contesto sportivo animato da scherno, sfottò e goliardia» che dovrebbe «rimanere nell’ambito del “nulla”», denunciando «altri casi che secondo noi meriterebbero aperture dei tg e ampie pagine di giornali». Secondo questi tifosi, quindi, non c’è nulla di offensivo in quelle frasi e in quelle immagini. Interpretazione assolutamente inaccettabile.
Sebbene, quindi, negli ambienti degli ultrà si tenda a minimizzare l’atto, è ben noto che, già in passato, la tifoseria laziale si è notoriamente resa protagonista di numerosi episodi legati al razzismo con conseguenti squalifiche della curva Nord, denunce e daspo a decine di sostenitori.
Dal canto suo, la società Laziale ha cercato di “scusarsi” a sua volta, pur non essendo direttamente responsabile di quanto accaduto. Il presidente della Lazio, Claudio Lotito, decide di far visita alla Sinagoga per esprimere la propria solidarietà alla comunità ebraica e depone una corona di fiori. Dura la reazione del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni: «La Comunità non è una lavatrice, né un luogo dove si presenta un omaggio floreale e si risolve tutto. Non si può pensare di aggiustare le cose facendo un’apparizione davanti ad una marea di giornalisti. Servono iniziative concrete, anche repressive. C’è stanchezza e insoddisfazione nella Comunità per queste apparizioni che potrebbero sembrare risolutorie».
L’episodio è ora al vaglio della Procura federale della Figc. Il procuratore Giuseppe Pecoraro, una volta analizzata la vicenda, deciderà come procedere: probabile l’apertura di un’inchiesta che potrebbe portare a un deferimento del club biancoceleste. Intanto, il procuratore aggiunto di Roma, Francesco Caporale, insieme con la Digos, sta continuando ad esaminare tutti filmati delle telecamere della curva Sud dello stadio. È proprio dal controllo delle immagini che stanno emergendo a vario titolo, le responsabilità dei 15 tifosi, due addirittura minorenni, con il più giovane di appena 13 anni. Rischiano il Daspo (l’allontanamento dallo stadio) fino a otto anni e tre anni di carcere per l’accusa penale di “istigazione all’odio razziale”.
Per fortuna, a questo triste e grave episodio, sono seguite tante proposte e iniziative contro l’odio razzista. Un minuto di riflessione in memoria della Shoah, prima delle partite su tutti i campi di calcio, voluto dalla Figc, d’intesa con il ministro per lo Sport e l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Su iniziativa della Lega A, inoltre, l’arbitro e i capitani scenderanno in campo con i libri «Il Diario di Anna Frank» e «Se questo è un uomo» di Primo Levi, donandoli poi ai bambini entrati con loro. Prima dei match di serie A, B e C e dei campionati dilettantistici le squadre e gli ufficiali di gara si disporranno al centro del campo dove prima del fischio d’inizio partita verrà letto un brano tratto dal Diario di Anna Frank.
Solidarietà alle vittime della Shoah e alle vittime del razzismo anche da parte del Cagliari, una maniera per rispondere anche all’invito alla riflessione chiesto dalla Figc: Anna Frank con la maglia rossoblù nel profilo Twitter ufficiale del Cagliari Calcio. La scuola Anna Frank di Torino e Acmos hanno realizzato un video in risposta all’uso della memoria di Anna Frank come “insulto”. Così come sono numerosi i post di indignazione su Facebook, su pagine individuali e pubbliche.
Questa sera, infine, la Lazio scenderà in campo, durante il riscaldamento prima della partita a Bologna, con una maglia bianca con la stampa del volto di Anna Frank. Lega Calcio e Figc stanno valutando se aggiungere anche la stella di David sulla casacca da gioco.