Evros. Un fiume, confine naturale lungo 170 chilometri, separa la Grecia dalla Turchia, l’Europa dall’Asia. Un fiume che nel 2007 era diventato una delle vie preferenziali per l’immigrazione verso l’Europa. E che, nel 2011, era stato attraversato da circa 55 mila migranti. Sulle rive del fiume era prevista la costruzione di un fossato, poi modificato in una doppia barriera di reticolato e filo spinato. Oggi, nell’articolo di Anna Dotti su il Manifesto, apprendiamo che quella vecchia rotta dell’Evros sta ritornando tragicamente attuale. Anche l’Unhcr ha lanciato un appello per chiedere al governo greco di migliorare “urgentemente” le condizioni di vita e di aumentare la capacità di accoglienza del Paese europeo di fronte all’aumento di arrivi di migranti a Evros. L’agenzia Onu segnala che attualmente “centinaia di persone sono trattenute dalla polizia in strutture detentive”. Secondo quanto riferito dall’Unhcr, nel corso di aprile sono arrivate a Evros circa 2.900 persone, per lo più famiglie siriane e irachene. Il dato equivale alla metà del numero stimato di arrivi nell’arco del 2017. E mentre la pressione sui confini aumenta, resta da capire come si comporteranno i rispettivi governi turco e greco per fronteggiare questa nuova emergenza.
di Anna Dotti
La chiusura della rotta balcanica è messa alla prova sempre di più. Il mese di aprile conferma la crescita costante degli arrivi di migranti in Grecia, con una novità: il maggior numero di ingressi si registra lungo il confine di terra greco-turco, a nord est. Sono stati circa 2.700 i migranti a passare di lì, guadando il fiume Evros. Sono oltre mille persone in più rispetto allo scorso marzo, quando gli ingressi furono circa 1.600. Numeri elevati in assoluto, significativi soprattutto se si considera che nel marzo 2017 erano stati poco più di 200 i migranti a oltrepassare quella frontiera. Da via d’accesso secondaria a canale principale: «L’enorme incremento degli arrivi attraverso l’Evros mi preoccupa realmente», ha commentato il ministro per le politiche migratorie Dimitris Vitsas. «Non la situazione delle isole, perché li sappiamo cosa dobbiamo fare». Una situazione che preoccupa anche l’Unhacr, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati che ieri ha chiesto al governo greco di intervenire «urgentemente» per migliorare le condizioni di vita dei migranti rinchiusi nei centri gestiti dalla polizia a ridosso del confine turco.
Non sembra però sotto controllo la situazione neanche nell’Egeo, dove in un clima di violenza e tensione gli sbarchi continuano a un ritmo crescente. Sono circa 2.200 i migranti arrivati solo in questo mese. Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) dall’inizio di gennaio 2018 sono 7.300 i migranti che hanno attraversato l’Egeo approdando in Grecia, mentre sono 19 i morti accertati. Nello stesso periodo del 2017 erano stati poco più di 2.000 a compiere la traversata e in 14 avevano perso la vita.
Clicca qui per continuare a leggere l’articolo