In questi giorni, sono stati resi noti i dati Istat sull’immigrazione in Italia (in occasione dell’audizione alla I Commissione Affari Costituzionali della Camera, nell’ambito dell’Indagine conoscitiva in materia di politiche dell’immigrazione, diritto d’asilo e gestione dei flussi migratori). I dati offrono una fotografia della presenza di migranti e richiedenti asilo nel nostro Paese. L’Istat ha messo in evidenza principalmente il dato relativo all’acquisizione della cittadinanza italiana e sulle cosiddette seconde generazioni, come forte segnale di inclusione e stabilità sociale dei migranti residenti nel nostro Paese.
Infatti, al 1° gennaio 2018 risiedono in Italia oltre un milione e 340mila persone che hanno acquisito la cittadinanza italiana. Nel 56,3% dei casi si tratta di donne. Secondo i dati Istat, i residenti che hanno acquisito la cittadinanza sono nel 13,7% dei casi cittadini marocchini e nel 12,6% albanesi. Più bassa, invece, la propensione ad acquisire la cittadinanza italiana da parte dei cittadini rumeni e cinesi. I nuovi cittadini italiani per acquisizione si concentrano soprattutto nelle regioni del Centro-Nord (il primato va alla Lombardia con il 22,7%, seguita dal Veneto con l’11,8%). Un nuovo italiano su cinque è un minorenne (sono quasi 275mila).
Significativi anche i dati relativi ai minori stranieri o italiani per acquisizione. Al 1° gennaio 2018, in Italia, i minori di seconda generazione, stranieri o italiani per acquisizione, sono 1 milione e 316mila: di questi il 75% è nato in Italia (991mila, seconda generazione in senso stretto). I minori di “seconda generazione” costituiscono il 13% della popolazione minorenne; per i più piccoli (0-5 anni), tale percentuale arriva al 15%.
Ma l’Istat ha diffuso anche alcuni dati sui rifugiati e sui richiedenti asilo relativi al 2017. La graduatoria delle nazionalità risulta particolare e in controtendenza rispetto agli altri paesi europei. Infatti, per numero di richieste, in Italia, si colloca in testa la Nigeria (22.966) che da sola copre quasi il 23% dei nuovi richiedenti asilo (in Europa si tratta invece di cittadini siriani, iracheni e venezuelani). I Paesi, poi, per i quali si osserva un incremento rilevante tra il 2016 e il 2017, sono il Bangladesh (96,3%), la Guinea (66.0%) e la Costa d’Avorio (40.8%). Tuttavia, fa rilevare l’Istat, una quota rilevante di cittadini non comunitari arrivati in Italia per richiesta d’asilo e in cerca di protezione non si stabilizza sul territorio.
Quanto ai primi tre mesi del 2019, oltre un quarto dei nuovi richiedenti asilo ha inoltrato la domanda in Germania, seguita da Francia, Spagna, Grecia, Regno Unito e infine Italia (soltanto un 5% ovvero 8.400 richieste). Negli ultimi anni, infatti, nel nostro Paese, si è passati da un picco di quasi 130.000 nuove richieste d’asilo nel 2017, a poco meno di 60 mila nel 2018, e nel primo semestre di quest’anno, a poco più di 18 mila (la fonte è il Ministero dell’Interno).
Ma un quadro più completo è fornito dall’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) nell’International Migration Outlook 2019 (OECD Publishing, Paris), giunto alla sua 43esima edizione. Il rapporto analizza le recenti evoluzioni dei movimenti e delle politiche migratorie nei paesi appartenenti all’OCSE (che comprendono tra gli altri Stati Uniti, Germania, Francia, Italia, Australia, Svezia e Regno Unito) ed esamina allo stesso tempo l’evoluzione della situazione dei migranti sul mercato del lavoro.
OCSE, analizzando i dati relativi al 2018, mette in evidenza la lenta e progressiva diminuzione delle richieste d’asilo nei Paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, dopo i picchi raggiunti nel 2015 e nel 2016.
A livello europeo, la diminuzione complessiva è del 10%. Per il secondo anno consecutivo, gli Stati Uniti rimangono la principale destinazione, con 254mila richieste d’asilo, seguiti da Germania (162mila) e Turchia. Per la maggior parte, i migranti arrivano da Afghanistan e Siria; in terza posizione il Venezuela, che prende il posto dell’Iraq (come appunto ha fatto rilevare anche la rilevazione Eurostat).
Fra tutti, spicca tuttavia il dato che riguarda l’Italia, dove nel 2018 le domande di asilo si sono più che dimezzate, con un calo del 57,8% (circa 53.400 persone). La maggioranza dei richiedenti asilo, secondo l’Ocse, proviene da Pakistan (7.400), Nigeria (5.100) e Bangladesh (4.200). Il più forte incremento dal 2017 riguarda i cittadini del Salvador (+900), mentre la più grande diminuzione è quella che coinvolge i cittadini nigeriani (- 19.400). L’Ocse precisa anche che delle 95.000 decisioni prese nel 2018, solo il 32,2% ha avuto un esito positivo. L’analisi segnala anche la forte contrazione dei permessi permanenti di lavoro e di quelli umanitari (con una diminuzione rispettivamente del 18%, sotto le 5mila unità, e del 10%, pari a 31.800), laddove invece gli altri paesi membri sono stati più “generosi” (a questo link è possibile consultare online l’intero report in inglese).
Questo dato era già stato in qualche modo preannunciato dallo stesso Ministero dell’Interno a fine agosto, quando si evidenziava che dal primo agosto 2017 al 31 luglio 2018 le richieste d’asilo sono state 82.382, mentre dal primo agosto 2018 al 31 luglio 2019 sono state solo 36.250. Ovvero, un 56% in meno (per un dato ancora più aggiornato, verificare qui i dati del cruscotto al 19 settembre).
Se l’Istat è riuscita a darci, sebbene attraverso delle mere percentuali, un quadro positivo, quantomeno relativamente alla popolazione migrante stabilmente residente nel nostro Paese, un po’ più cupi sono i dati forniti dall’Ocse, che letti fuori dalle righe, ci fanno capire che ci sono ancora migliaia di persone bloccate in paesi non sicuri, e che si continua a partire e a morire.
E proprio mentre piovono statistiche e percentuali, si sono registrati nuovi arrivi di migranti sulle coste italiane: una ventina su un barchino a Lampedusa, mentre altri due sbarchi hanno interessato il sud della Sardegna, con 43 persone. In un tweet, Alarm Phone ha lanciato un allarme per una barca in legno che avrebbe a bordo 45 persone, in difficoltà vicino Malta.
Se i dati parlano di persone, bisognerebbe provare a prendere in considerazione anche tutto quello che accade prima che riescano a raggiungere un porto sicuro.