Pubblichiamo qui di seguito un comunicato stampa del Medu, Medici per i Diritti Umani, organizzazione umanitaria indipendente, che dal 2006 fornisce a Firenze assistenza e orientamento socio-sanitario ai rifugiati in condizioni di precarietà nell’ambito del progetto Un camper per i diritti. All’indomani del rogo nel quale ha trovato la morte Ali Moussa (noi ne abbiamo parlato qui), le istituzioni si sono limitate a trovare soluzioni abitative all’interno del sistema di accoglienza solo per le 18 persone più vulnerabili. Tutti gli altri, invece, ne sono rimasti esclusi. Ancora una volta. Medu chiede “l’effettiva implementazione di un sistema di accoglienza che sappia sostituire al pretesto dell’emergenza, l’urgenza dell’integrazione sociale e della tutela delle persone più vulnerabili”.
Sesto Fiorentino, 24 gennaio 2017 – Sono oltre 90 le persone rimaste senza tetto in seguito al rogo che la notte dell’11 gennaio 2017 è divampato nello stabile dell’ex mobilificio Aiazzone, dove ha trovato la morte il trentacinquenne Ali Moussa. Una tragedia ancor più insopportabile perché prevedibile e quindi prevenibile. L’ex Aiazzone è infatti uno dei numerosi luoghi di marginalità ed esclusione – edifici occupati, baraccopoli, tendopoli, insediamenti spontanei temporanei – sorti in diverse città italiane come diretta conseguenza del fallimento delle politiche di accoglienza ed inclusione sociale dei richiedenti asilo e rifugiati, molti dei quali in condizioni di estrema vulnerabilità. E infatti gli abitanti dello stabile erano tutti titolari di protezione internazionale, presenti da molti anni in Italia e transitati per alcuni mesi nel sistema di accoglienza al momento dell’arrivo. Di questi luoghi i media e le istituzioni hanno la consuetudine di occuparsi solo in seguito ad episodi drammatici che preludono sistematicamente ad operazioni di sgombero, nella maggior parte dei casi senza prevedere soluzioni alternative. E’ accaduto ripetutamente non solo a Firenze, ma anche a Roma e in altre città dove da anni opera la clinica mobile di MEDU.
All’indomani dell’incendio, le istituzioni hanno infatti individuato dignitose, seppur tardive, soluzioni abitative all’interno del sistema di accoglienza solo per le 18 persone più vulnerabili che alloggiavano presso lo stabile, prevedendo percorsi di inclusione sociale a medio-lungo termine. Con gli altri invece non sono riuscite ad instaurare una mediazione adeguata che portasse a proposte altrettanto dignitose.
Medici per i diritti umani porta da anni assistenza sanitaria e orientamento socio-sanitario alle persone che vivono in insediamenti informali, denunciando le condizioni di grave degrado in cui alcuni gruppi di popolazione, tra cui i migranti e in particolar modo i rifugiati, vivono nelle nostre città. Anche la situazione socio-sanitaria e abitativa dello stabile Ex-Aiazzone era stata più volte resa nota alle istituzioni, insieme a proposte operative per il suo graduale superamento e per garantire alle persone presenti quantomeno l’accesso alle cure. Come in altre occasioni, però, è stata necessaria una tragedia perché venissero adottate misure, seppur minime, di assistenza ed accoglienza.
Medu torna a chiedere alle istituzioni un’assunzione di responsabilità rispetto all’accaduto e un impegno concreto e a breve termine per garantire condizioni di vita dignitose alle persone sopravvissute all’incendio e alle tante altre che vivono le stesse condizioni di disagio e marginalità, affinché non si debba tornare a parlare di morti annunciate.
Più in generale, Medu chiede l’effettiva implementazione di un sistema di accoglienza che sappia sostituire al pretesto dell’emergenza, l’urgenza dell’integrazione sociale e della tutela delle persone più vulnerabili.
Ufficio stampa 3343929765 / 0697844892 info@mediciperidirittiumani.org