E’ stato accolto il ricorso presentato da un gruppo di ragazzi e ragazze stranieri con il sostegno di ASGI e Avvocati per Niente, contro il bando per il servizio civile, pubblicato il 4 ottobre scorso.
Ancora una volta, un giudice – del Tribunale di Milano – ha dichiarato “il carattere discriminatorio dell’art.3 del bando”.
Non è infatti la prima sentenza in tal senso: già nel gennaio 2012 il tribunale di Milano accoglieva il ricorso di un cittadino pakistano. Il governo presentava a sua volta ricorso, ricevendo un rigetto. Nemmeno la sentenza della Corte d’Appello aveva impedito però al governo di proseguire nella sua condotta discriminatoria: anche l’ultimo bando contiene infatti questo clausola.
La sentenza del Tribunale relativa a quest’ultimo ricorso si pronuncia proprio contro questa ennesima discriminazione: “L’attività di difesa della patria – scrive il giudice – è funzionale anche alla realizzazione del dovere di solidarietà sociale previsto dall’art. 2 della Costituzione cui sono chiamati tutti coloro che risiedano stabilmente nel nostro territorio”. È quindi conforme alla Costituzione “permettere allo straniero residente in Italia di concorrere al progresso materiale e spirituale della società e all’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale attraverso la sua partecipazione al Servizio Civile Nazionale”.
Inoltre, secondo l’ordinanza emessa dal Tribunale di Milano, “il termine ‘cittadino’ va costituzionalmente interpretato e si riferisce a colui che appartiene stabilmente alla comunità italiana”.
Alla luce di quanto emerso, il giudice ha ordinato “all’Ufficio nazionale per il servizio civile presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri di modificare il bando […] consentendo l’accesso anche agli stranieri soggiornanti regolarmente in Italia”. Il bando dovrà essere così riaperto, con la modifica prevista, per ulteriori 10 giorni, così da consentire alle persone precedentemente escluse di partecipare.
E’ la prima volta che tutti i ragazzi e le ragazze che vivono in Italia potranno dedicarsi per un anno al servizio civile, senza discriminazioni: un risultato importante. “Questa volta ce l’abbiamo fatta davvero, e senza provocare disagi ai volontari, perché il bando andrà riaperto per appena dieci giorni” commenta l’avvocato Alberto Guariso di Avvocati Per Niente.
Resta il fatto che è una misura ordinata da un giudice, non una posizione del governo, che arriva dopo altre sentenze completamente ignorate dallo stato. Sarebbe necessario che il governo – questo come qualsiasi altro arriverà in futuro – non faccia più passi indietro: il Parlamento dovrebbe cambiare la legge sul servizio civile, come afferma l’avvocato Guariso: “Queste sentenze potrebbero forse giustificare anche un intervento d’urgenza, con un decreto legge del governo. Di certo serve chiarezza per chiudere definitivamente una diatriba che si trascina a spese dei giovani”.