E’ trascorsa solo una settimana da quando il sottosegretario al lavoro Luigi Bobba annunciava la volontà del governo di aprire il Servizio Civile Nazionale a giovani stranieri regolarmente soggiornanti, e già arriva la smentita.
“Abbiamo scelto nel disegno di legge di non affidare il servizio civile universale se non ai cittadini italiani”, ha dichiarato ieri il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, proseguendo: “Su questo so che ci saranno polemiche. Noi abbiamo scelto nel disegno di legge di non affidarlo se non ai cittadini italiani. Poi io penso sia maturo il tema di fare una riflessione sulla cittadinanza, e lo inseriamo come d’accordo nel tema sui diritti che affronteremo immediatamente dopo approvata in prima lettura la fase delle riforme costituzionali. Il passaggio è che se il servizio civile essendo servizio alla Patria, non può che essere affidato se non a cittadini italiani”.
“È stata una sorpresa anche per me”, ha spiegato a Redattore Sociale il sottosegretario al Lavoro Bobba.
Il governo non sembra quindi intenzionato a recepire le varie sentenze dei tribunali e della Corte d’Appello, che definiscono il Servizio Civile non come uno strumento di difesa della patria, bensì come un mezzo per promuovere la solidarietà sociale. Proprio per questo, tutte le sentenze hanno sempre sancito il carattere discriminatorio dell’esclusione dai bandi dei giovani privi di cittadinanza italiana, ordinando contestualmente al governo di modificare i requisiti di accesso.
Ad oggi, però, nulla è cambiato. Forse, la modifica di alcuni aspetti pratici che si ripercuotono sulla vita delle persone – come la possibilità di accedere al SCN – potrebbe essere un buon modo per aprire la strada non ad “una riflessione sulla cittadinanza”, ma all’approvazione di una riforma della legge in materia. Un’occasione che il governo non vuole evidentemente cogliere.
Dal 7 marzo 2012 giacciono alla Camera le due proposte di legge di iniziativa popolare depositate dalla campagna l’Italia sono anch’io sulla cittadinanza e il diritto di voto insieme a ad un’altra ventina di proposte parlamentari. Nel corso della campagna di raccolta firme le “riflessioni”, le dichiarazioni favorevoli alla riforma e gli annunci di interventi tempestivi sono stati innumerevoli. Il dibattito pubblico sul tema non è mancato, compresi numerosi sondaggi che testimoniano come gran parte dell’opinione pubblica italiana sia favorevole a facilitare l’acquisizione della cittadinanza.
Non di riflessioni dunque avremmo bisogno, ma di scelte concrete che garantiscano i diritti di cittadinanza. Che, come la dichiarazione di ieri del Presidente del Consiglio dimostra, tarderanno ad arrivare.
Per la cronaca: il dibattito nella Commissione Affari Costituzionali sulla riforma della cittadinanza, dopo un breve singulto, è di nuovo bloccato.