Quella del servizio civile è una questione aperta da tempo, e su cui abbiamo scritto molto (http://sostieni.cronachediordinariorazzismo.org/?s=servizio+civile).
Se da una parte i bandi emanati dal governo italiano si rivolgono esclusivamente ai giovani italiani, dall’altra sono molte le voci favorevoli all’apertura anche a ragazzi e ragazze di origine straniera. Già a dicembre 2011 l’Unar era intervenuto sulla questione, e alcune regioni, come Emilia Romagna e Piemonte, da tempo si sono organizzate autonomamente per permettere anche ai giovani di origine straniera di poter partecipare ai bandi, prevedendo delle quote ad hoc.
Anche i tribunali si sono espressi in tal senso: è del 9 gennaio scorso la sentenza con cui la Corte d’appello di Milano ha confermato l’ordinanza di primo grado, dichiarando illegittimo e discriminatorio il requisito della cittadinanza italiana (ne abbiamo parlato qui: http://sostieni.cronachediordinariorazzismo.org/2012/01/e-il-servizio-ritorna-civile/).
Nonostante ciò, il governo a metà gennaio ha emanato un bando straordinario (ne abbiamo parlato qui: http://sostieni.cronachediordinariorazzismo.org/2013/01/servizio-civile-il-governo-ignora-la-sentenza-della-corte-dappello/), contenente – ancora – il requisito della cittadinanza.
A nulla sono valse le critiche avanzate da diverse associazioni per un comportamento che l’Asgi ha definito “illegittimo e discriminatorio”.
Il 28 gennaio, infatti, il Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale, guidato dal ministro Andrea Riccardi, ha emanato un nuovo “Bando straordinario per la selezione di 457 volontari da impiegare in progetti di servizio civile in Italia”, in cui ancora una volta viene previsto il requisito della cittadinanza.
Nelle premesse, viene indicato il riferimento al parere dell’Avvocatura reso in data 27.7.2012, secondo cui il requisito non sarebbe in contrasto con i principi comunitari in quanto conforme “all’art. 3, comma 1 del d.lgs. 5 aprile 2002, n. 77, essendo quest’ultima norma in vigore ed efficace, non in contrasto con i principi comunitari e non manifestamente contrastante con i parametri costituzionali”.
In attesa, forse, di altri ricorsi e procedimenti giudiziari, possiamo solo constatare il fatto che il governo continua a ignorare la sentenza della Corte d’appello di Milano.