Oggi, mercoledì 5 giugno, la catena internazionale di cosmetici Sephora, parte del gruppo del lusso francese LVMH, resterà chiusa tutto il giorno negli Stati Uniti: dai suoi negozi ai centri di distribuzione sino agli uffici aziendali. Questa chiusura straordinaria è stata pianificata per consentire a tutti i dipendenti di partecipare ad un corso sulla “diversità”.
Il corso arriva come una sorta di provvedimento “riparatore” a seguito di una lamentela postata su Twitter a fine aprile da parte della cantante R&B afroamericana SZA, famosa artista nera, nominata per i Grammy.
La star ha raccontato attraverso i social di essere stata trattata in modo razzista e discriminatorio nel negozio di Sephora a Calabasas, in California. Una dipendente avrebbe chiamato la sicurezza perché controllasse che SZA non stesse rubando niente. In altre parole, l’avrebbe accusata di furto o lo avrebbe “presunto” solo perché “nera”.
Da quel momento in poi, molti clienti e non della catena hanno lamentato il proprio dissenso ed hanno manifestato sui social network. “Siamo spiacenti della sua esperienza presso il nostro negozio Calabasas. Ci teniamo a farle sapere che reclami come questo li prendiamo molto seriamente e che stiamo lavorando attivamente con il nostro team per affrontare immediatamente la situazione”, avrebbe poi risposto Sephora sul social.
Emily Shapiro, portavoce del marchio, ha subito smentito la voce che il corso sia “una risposta” diretta a quanto accaduto, dichiarando che, in realtà, era già in programma da mesi nell’ambito della campagna We Belong to Something Beautiful, dedicata appunto al rispetto e alla “valorizzazione delle differenze”, iniziata un anno fa.
Cosi dopo Starbucks (noi ne avevamo parlato qui) che chiuse circa 8mila negozi in tutti gli Stati Uniti per una sorta di addestramento “anti-discriminazione”, dopo che uno dei suoi manager a Filadelfia aveva fatto arrestare ingiustamente due ragazzi neri, a distanza di un anno, anche Sephora adotta la stessa “buona pratica”.
Aristotele scriveva “come una rondine non fa primavera, né la fa un solo giorno di sole, così un solo giorno o un breve spazio di tempo non fanno felice nessuno”. Ma siamo al secondo tentativo. Che siamo piccoli barlumi di speranza per un attivismo antirazzista nell’America trumpista?