E’ questo il titolo del nono Rapporto Nazionale sulle condizioni di detenzione, redatto dall’Osservatorio dell’associazione Antigone.
Da nove anni, l’Osservatorio visita tutti gli istituti di pena presenti sul territorio nazionale, illustrando la situazione nelle carceri, le problematiche, i dati sui detenuti e avanzando proposte di miglioramento. Quest’anno, per la prima volta, il Rapporto è accompagnato da un documento web, “Inside Carceri”, composto da video, fotografie e dati audio ripresi all’interno di 25 Istituti di pena italiani.
Come è noto, uno dei maggiori problemi delle carceri italiane risulta il sovraffollamento: come afferma il rapporto, “l’Italia resta il paese con le carceri più sovraffollate nell’Unione Europea”. Il tasso di affollamento “è oggi infatti del 142,5% (oltre 140 detenuti ogni 100 posti). La media europea è del 99,6%”. Una situazione che non è migliorata nemmeno dopo la dichiarazione dello stato di emergenza per il sovraffollamento carcerario, che risale al 13 gennaio 2010, anzi: “il numero dei detenuti al 31/12/2009, subito prima della dichiarazione dello stato di emergenza, era di 64.791. Al 31/10/2012 la presenza era di 66.685 detenuti, 1.894 in più”, per lo più uomini, in maggioranza italiani.
I 23.789 detenuti stranieri costituiscono il 35,6% dei detenuti, una percentuale ormai stabile da tempo, come indica il Rapporto, che ha “pochi paragoni in Europa”.
La presenza degli stranieri nelle carceri italiane è da ricondurre in buona parte alle ultime modifiche normative in materia di immigrazione, che hanno prodotto maggiori flussi all’interno del sistema carcerario, tanto che tra le proposte per migliorare la situazione negli istituti penitenziari, e in particolare il sovraffollamento, l’Osservatorio indica la necessità di “intervenire in modo drastico sulle tre leggi che producono – senza benefici per la sicurezza collettiva – i maggiori flussi di ingresso in carcere: la legge ex-Cirielli, la legge Fini-Giovanardi e la legge Bossi-Fini”.
In particolare, il Rapporto indica come l’art. 14, commi 5 ter e 5 quater, del Decreto Legislativo n. 286/1998 (Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, modificato dalla legge n.94 del 15 luglio 2009 ) è stato giudicato incompatibile con la Direttiva europea sui rimpatri, peraltro recepita dall’Italia in ritardo. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea il 28 aprile 2011 ha infatti affermato l’incompatibilità tra il diritto comunitario e la legge italiana, che puniva con il carcere l’inottemperanza all’ordine di espulsione da parte di un cittadino irregolarmente presente sul territorio nazionale. A seguito della sentenza della Corte Europea, con il Decreto-legge n. 89/2011 l’Italia ha completato il recepimento della direttiva 2004/38/CE sulla libera circolazione dei cittadini comunitari, e della direttiva 2008/115/CE sul rimpatrio dei cittadini irregolari di Paesi terzi, escludendo il ricorso al carcere. Nonostante ciò, il Rapporto rileva come ad oggi “la percentuale degli stranieri tra i detenuti è scesa di poco rispetto al dicembre del 2010, quando era del 36,7%”.
Per quanto riguarda i reati, quelli maggiormente diffusi tra i detenuti stranieri sono “quelli previsti dalla legge sulle droghe” Fini-Giovanardi, una delle normative che secondo il Rapporto andrebbe rivista.
Il rapporto dedica un approfondimento ai casi di “salute negata”. Tra i sei casi raccontati nel rapporto c’è quello di un cittadino ruandese deceduto a Roma nel settembre scorso. Così lo racconta Antigone:
“N. C. 1962 Anno di nascita: 1962, decesso nel 2012 Nazionalità: Ruanda Extracomunitario, in Italia – a suo dire – da 28 anni, ma privo di permesso di soggiorno e di ogni altro tipo di documento. Capisce l’italiano ma lo parla in maniera rudimentale. Non è mai riuscito a vedere o a mettersi in contatto con l’avvocato d’ufficio. Non riesce ad acquisire copia della cartella clinica perché non dispone dei pochi euro necessari per le fotocopie. È affetto da insufficienza renale cronica (due dialisi settimanali) e da una grave cardiopatia di natura non ben precisata per mancanza di adeguati accertamenti. Muore all’Ospedale Pertini nel settembre 2012 probabilmente durante una dialisi. Non è stato possibile acquisire notizie certe sulle modalità e sulle cause della morte.”
Ad un mese dalla fine dell’anno, i detenuti morti in carcere sono 93 di cui ben 50 per suicidio e tre le violenze gravi riscontrate.
Il Rapporto identifica le figure professionali che non dovrebbero mancare all’interno delle strutture penitenziarie, considerando anche che “nel tempo sono cambiate le caratteristiche della popolazione detenuta (maggiore presenza di stranieri, di persone con problemi psichici o di tossicodipendenza)”: vanno quindi “promosse nuove figure professionali, ossia mediatori culturali, psichiatri e psicoterapeuti, agenti di sviluppo locale”. Per quanto riguarda i mediatori culturali, il rapporto è di 1 a 74: ovvero c’è un mediatore ogni 74 detenuti.
Clicca qui sintesi del rapporto:
Vai al web document Inside Carceri: http://www.insidecarceri.com/