Ne avevamo parlato tempo fa, chiedendoci, come molti altri, se davvero non esiste un altro modo per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sul tema dell’asilo. Tante persone hanno chiesto di rivedere il format, di pensare a un altro tipo di comunicazione: quasi centomila persone hanno firmato la petizione diffusa tramite Change.org, depositata pochi giorni fa in Commissione di Vigilanza Rai (ne abbiamo parlato qui).
Nonostante questo, però, The Mission si farà. Stiamo parlando del nuovo reality show prodotto dalla Rai, con la collaborazione di organizzazioni quali Unhcr e Intersos. The Mission, il reality definito dal direttore di rete Giancarlo Leone “social tv”, porterà per quindici giorni alcuni personaggi del mondo dello spettacolo all’interno di diversi campi profughi, dove “le nostre telecamere li seguiranno con intelligenza e discrezione”. Il reality sarà ambientato inizialmente nei campi profughi congolesi, e vedrà la partecipazione di persone come Emanuele Filiberto, Al Bano, Paola Barale e altri.
Un format considerato da molti una inutile spettacolarizzazione, una strumentalizzazione sul dolore.
Anche il Presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico è intervenuto con un’interrogazione, che è stata ignorata. “98 mila persone non vogliono che la Rai trasmetta il programma [..] Mission è un esempio di tv del dolore che spettacolarizza la sofferenza, inadeguato a mio avviso agli obiettivi che il servizio pubblico deve perseguire nell’intento di formare e sensibilizzare l’opinione pubblica. Nessuna censura, solo una profonda e ampia riflessione sulle modalità di trattamento di temi così importanti” ha scritto Fico sul suo profilo Facebook, informando sulla consegna delle firme: “Queste firme ora diventano patrimonio della Commissione di Vigilanza Rai. Il documento è stato protocollato e portato all’attenzione di tutti i deputati e senatori che fanno parte della Commissione”.
Contro la decisione di mandare in onda il programma, il blog Marginalia di Vincenza Perilli ci informa che il comitato No The Mission, creato da diverse associazioni torinesi, ha organizzato per domani alle ore 18.00 un presidio davanti alla sede torinese della RAI per protestare contro quella che ha definito “l’ennesima pornografia della sofferenza”. La settimana prossima saranno promossi inoltre, presso l’Università di Torino, momenti di discussione sulla condizione dei rifugiati. “Mission sembra prodotto dalla voglia di sensibilizzare, ma è in realtà il risultato di una nuova strategia di comunicazione di massa, aggressiva e volgare”, afferma il comitato, per cui “dar voce ai rifugiati significa ben altro: riconoscere i loro diritti elementari, e denunciare gli interessi che alimentano le guerre per i diamanti in Congo, le risorse energetiche in Iraq o il mercato dell’oppio a Kabul”.
Clicca qui per il comunicato dell’iniziativa.