Dopo il caso Diciotti, il caso SeaWatch3: simile iter e stessa mediatizzazione di quella che avrebbe potuto essere una mini emergenza da gestire bene. Ne parliamo da giorni e siamo ancora lì: 47 persone in mare da otto giorni, 13 minori non accompagnati e una nave ferma nella baia al largo di Siracusa. La vicenda, che è drammatica come altre prima d’ora, ha però un che di grottesco. Perché? Basta mettere in fila le notizie, cioè le cose accadute e le cose dette da figure istituzionali.
La notizia più recente riguarda il garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, Mauro Palma, che ha scritto al ministro Toninelli (ricordiamolo, gli sbarchi non li autorizza il Viminale):
Il Garante esprime preoccupazione per la situazione dei 47 migranti soccorsi il 19 gennaio scorso dalla nave Sea Watch 3 (…) Per questo ha scritto al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Danilo Toninelli, chiedendo l’immediato attracco della nave Sea Watch 3 e il conseguente sbarco delle persone soccorse, nella chiara finalità di tutelare i diritti delle persone salvate e di preservare il Paese dal dover rispondere in sede internazionale di possibili violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU).
La situazione di stallo venutasi a creare per gli effetti della mancata autorizzazione all’attracco e dell’impossibilità della nave di riprendere la navigazione determina la privazione di fatto della libertà dei migranti soccorsi. Oltretutto è stato anche superato il limite massimo di 96 ore che la legge prevede per il fermo di una persona senza convalida giurisdizionale.
L’altra buona notizia è la presenza di tante persone davanti a Montecitorio nonostante la pioggia in risposta all’appello #nonsiamopesci. Si tratta, nel caso di questa vicenda di un segnale positivo tra altri. Non è abbastanza ma è un passaggio importante.
#nonsiamopesci Venite, c’è ancora posto. #solidarietà pic.twitter.com/b4tSrHaRk2
— Mario Ricciardi (@marioricciard18) January 28, 2019
Le violazioni del diritto internazionale e l’impossibilità di respingere le persone in Libia (possibilità che oggi viene negata anche dall’ex ministro Minniti, primo sponsor di questa soluzione) non sembrano essere un problema per l’Italia.
Otto giorni fa la SeaWatch 3, ultima nave non governativa a prestare soccorsi nel Mediterraneo, salva dal naufragio il gommone con 47 persone a bordo. Il giorno prima 120 persone erano morte in mare. Nel 2019 in Italia sono sbarcate 156 persone mentre davanti alle nostre coste ne sono morte 129 (185 in tutto il Mare nostrum). Dopo il salvataggio comincia il braccio di ferro sullo sbarco: Malta, il porto più vicino, l’Olanda, perché SeaWatch batte bandiera olandese, la Sicilia, alla quale SeaWatch3 si avvicina dopo che le condizioni del mare peggiorano. Da Siracusa viene negata l’autorizzazione a sbarcare, ma viene concesso di stare in rada per proteggersi dalle avverse condizioni meteo. Questi i fatti, nel senso delle cose che sono capitate.
Poi ci sono le ordinanze, le voci, le dichiarazioni. Qui andiamo a ritroso: l’ultima è che la Capitaneria di Porto di Siracusa ha vietato a qualsiasi imbarcazione di avvicinarsi alla SeaWatch3. La misura sembra presa per impedire ai parlamentari dell’opposizione di fare la staffetta attorno alla nave. Sembra però che il divieto non fermerà i parlamentari Pd, decisi a salire comunque a bordo. La scelta di impedire l’accostarsi alla SeaWatch3 appare comunque politica. Come del resto lo sarebbe quella evocata dal ministro degli Interni di denunciare i deputati Fratoianni (LeU), Magi (+Europa) e Prestigiacomo (Fi) che si sono già recati sulla nave. La risposta del vicepremier e titolare degli Interni riprende alcuni titoli (falsi) dei media: “Non hanno rispettato le norme sanitarie, porteranno a terra di tutto e di più”. Ovvero: gli immigrati hanno brutte malattie, chi li incontra è un untore.
Il ministro dell’Interno, ne ha anche promesse ai membri dell’equipaggio ipotizzando di far salire agenti di polizia per raccogliere prove a carico dell’equipaggio sul reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Il procuratore aggiunto di Siracusa ha dichiarato che verificherà l’esistenza o meno di un divieto di salire a bordo e che agirà di conseguenza. Dalla Procura spiegano che non ci sono margini per intervenire d’ufficio sulla nave (ad esempio per prendere in carico eventuali malati), perché dalla SeaWatch3 non sono giunte richieste in tal senso. I tre parlamentari hanno risposto che con la visita alla nave non hanno fatto che svolgere il loro ruolo istituzionale e raccontato di aver visto i segni di torture sulla pelle di diverse persone.
La posizione del partner di governo, il Movimento 5 Stelle, è: “Fate sbarcare le persone e poi caricatele su un aereo per l’Olanda perché la nave batte bandiera olandese”. Il Paese nord europeo ha fatto sapere che non se ne parla fino a quando non si raggiungerà un accordo europeo sulla distribuzione dei migranti e dei richiedenti asilo. La posizione a 5 Stelle appare pensata per smarcarsi dalla Lega, non cercare una soluzione concreta, ributtare la palla alla “cattiva” Europa. Il sottosegretario agli Esteri Di Stefano (M5S) ha sostenuto che occorra aprire uno scontro diplomatico con l’Aja. Importante da sottolineare come il sottosegretario abbia sostenuto che nel caso di processo a Salvini per la vicenda Diciotti, il vicepremier Di Maio e altri esponenti potrebbero dichiararsi correi “perché le decisioni sono state prese collegialmente”. Il Movimento 5 Stelle sceglie dunque di assumere la linea della Lega in materia di sbarchi. E il ministro degli Interni rimarca questo aspetto in una lettera al Corriere della sera: “Ho agito in quanto ministro”, quindi è il governo ad avere le responsabilità e ad applicare il contratto. La posizione olandese, come quella di quei Paesi che si sfilano e impediscono una riforma del sistema Dublino (o almeno una gestione delle crisi) è sbagliata, deleteria e alimenta l’antieuropeismo favorendo chi usa le politiche migratorie per cercare consensi.
La posizione del governo è espressa in una nota di Palazzo Chigi che sembra redatta da un avvocato difensore e che accusa Sea Watch di non essersi diretta verso la vicina Tunisia per cercare riparo, segno che la volontà della nave era quella di creare un caso. L’Italia offre di consentire lo sbarco e aprire un corridoio umanitario intraeuropeo (definirlo così è un po’ strano) se l’Olanda riconoscerà la propria giurisdizione.
A bordo della nave, come noto, ci sono 13 minori che sono stati segnalati al tribunale dei minori dall’equipaggio e che sia la Caritas locale, che la Regione Lazio hanno detto di essere disposti ad ospitare. La CNCA ha invece annunciato di essere pronta ad accogliere tutte le 47 persone a bordo di SeaWatch.
L’utilizzo dei naufragi, degli sbarchi e delle situazioni complesse create ad artificio da parte delle autorità italiane è divenuto una costante del dibattito politico italiano. Le dichiarazioni, i provvedimenti che finiscono nel nulla da parte delle magistrature, i titoli dei giornali, il polverone social del ministro degli Interni, tutto fa parte di un modo di usare la questione delle migrazioni come strumento di propaganda politica.
Rispetto al caso OpenArms e altri precedenti, le novità di questi giorni, ci pare di poter dire, riguardano le reazioni. La visita dei parlamentari, la staffetta annunciata dei deputati Pd, la disponibilità della Chiesa, le prese di posizione nette del sindaco di Siracusa e le manifestazioni nelle città siciliane e non solo, sono forse il segnale che c’è un pezzo del Paese che ha capito il gioco fatto sulla vita delle persone e che occorre contrastarlo in ogni modo con atti visibili.
Le migrazioni sono un fenomeno complesso e complicato da governare e per il quale servirebbero politiche europee condivise e risorse. Tutto vero. Le poche persone a cui è stata salvata la vita, invece, sono un problema minore e facile da risolvere. Sempre che lo si voglia e sempre che non convenga creare una crisi al giorno fino al voto europeo del prossimo maggio.