Un nuovo appello dalla Sea Watch, l’ennesimo, caduto nel vuoto. Le parole di Hermann, così si chiama l’uomo che parla nel video che vedete qui sotto, sono semplici e chiare: fateci scendere da questa prigione marina.
“Immaginate come deve sentirsi una persona che è scappata dalle carceri libiche e che ora si trova sui, costretta in uno spazio angusto, seduta o sdraiata senza potersi muovere. Inevitabilmente rischia di sentirsi male Non ce la facciamo più, la barca è piccola e non possiamo muoverci. Non c’è spazio….aiutateci”.
La Corte di Strasburgo nel frattempo ha respinto il ricorso delle persone a bordo della nave che chiedevano misure provvisorie a causa di condizioni di vita inumane. La situazione è la seguente: le persone a bordo della nave sono stremate e alcune tra queste, secondo i medici, non sono curabili a bordo a causa delle torture subite in Libia.
La risposta del governo italiano l’ha data il suo capo politico, il ministro degli Interni Salvini, che ha spiegato che la nave può rimanere lì fino a Natale. Qualsiasi cosa avesse deciso la Corte di Strasburgo la nave avrebbe potuto portare i suoi “ospiti” in Olanda o in Germania (la nave è olandese, la Sea Watch tedesca) e che l’imbarcazione comunque resta una nave “pirata, illegale e abusiva”. Con il parere della Corte, il ministro degli Interni si sente anche più forte. La guerra, lo scrivevamo pochi giorni fa, è alle ONG individuate e additate come nemico politico. Al Ministro servono nemici, e se non può più tuonare contro gli ospiti degli alberghi con il cellulare – perché sulla Sea Watch nessuno può dire che si stia bene – allora meglio spararle grosse contro le organizzazioni che inviano navi per salvare persone nel Mediterraneo.
Cosa ci stanno a fare le navi? Ricordiamolo: nel 2019 ci sono stati 26388 sbarchi e si stima che siano morte in mare 580 persone. Una persona morta ogni 45 arrivate. Una media più alta che negli anni passati. Segnaliamo tra l’altro il lavoro di Matteo Villa dell’Ispi che ci ricorda che quella secondo cui le navi fanno aumentare sbarchi e partenze sia una falsità. I dati sono quelli che leggete nel suo tweet.
⛔️🚢 IL “PULL FACTOR” NON ESISTE.
Con #SeaWatch3 da 12 giorni al largo di #Lampedusa, terzo aggiornamento.
Tra l’1 maggio e il 21 giugno dalla #Libia sono partite almeno 3.926 persone.
Con Ong al largo, 62 partenze al giorno.
Senza Ong, 76 partenze.
(1 di 4) pic.twitter.com/SrLv36HI1j— Matteo Villa (@emmevilla) 23 giugno 2019
I toni del governo italiano sono dunque sempre gli stessi: la vita delle persone a bordo non conta e non contano neppure le leggi e i trattati internazionali cui l’Italia aderisce. Questo è grave.
L’unica cosa sulla quale il Ministro ha ragione – anche se si tratta di una ragione ipocrita e se il governo italiano non ha fatto nulla per risolvere il problema in maniera seria – è l’indifferenza del Nord Europa. Questo della fuga dall’Africa è un problema europeo e ciascun Paese evita di affrontarlo in maniera da individuare delle soluzioni.
La convinzione di ciascuna capitale è che il tema sia impopolare e che sia meglio non sollevare il coperchio. E questo nonostante l’appello della Commissione europea a trovare una soluzione. Ricordiamo che diverse città tedesche hanno manifestato la volontà di accogliere le persone a bordo della Sea Watch.
Intanto al governo hanno scritto una lettera 40 associazioni e anche l’arcidiocesi di Torino si è detta pronta ad ospitare i naufraghi. Il Pd per bocca del coordinatore della segreteria Miccoli chiede (finalmente) che la nave venga fatta sbarcare, si dice contrario alla criminalizzazione delle Ong e rimarca la differenza: “prima scene così non ne abbiamo mai viste”. Anche sugli accordi con la Libia c’è almeno una riflessione, l’ex segretario Martina dice: La Libia è un problema enorme che non possiamo sottovalutare e la situazione è anche cambiata. Meglio tardi che mai.
Alle parole devono però seguire dei fati, delle prese di posizione ufficiali, dei toni e una capacità di esserci. Altrimenti si tratterà di posizionamento da opposizione responsabile. Non è questo il caso in cui ci si può permettere sottigliezze. I toni del governo sono inequivocabili. E l’ex ministro Minniti, proprio oggi, rivendica su Il Foglio il lavoro fatto.
Resta comunque una situazione paradossale e insostenibile mentre, ricordiamolo anche in questo articolo, gli sbarchi di gommoni non soccorsi in mare dalle ONG continuano e, quindi, i porti non sono affatto chiusi. Il tema è la volontà di fare propaganda da parte del governo. Se poi le persone come Hermann, fuggite dal loro Paese, magari torturate in Libia, dovessero rimanere in mare fino a Natale o morire, beh, questo non ha importanza.
(Martino Mazzonis)