Siamo di fronte all’assurdo, un assurdo feroce che ha troppi complici. I paesi europei, tutti. Le istituzioni europee ai massimi livelli: tutte.
La stampa main-stream che si è accorta solo dopo giorni di galleggiamento in mare che ci sono altre 42 persone appese al braccio di ferro tra un ministro dell’interno spregiudicato e scaltro e gli altri governi europei che sono furbescamente silenti.
La Cedu che incomprensibilmente non ha ritenuto indispensabile imporre al Governo italiano l’autorizzazione allo sbarco.
I partiti di opposizione che per manifestare un minimo di dissenso hanno aspettato 12 giorni.
E anche noi, i “buonisti” delle Ong, che a differenza di un anno fa, non siamo stati in grado di attivare una mobilitazione immediata. Annichiliti, diciamolo, dal cinismo di chi non si fa nessuno scrupolo pur di alimentare la rabbia, la cattiveria e la disumanità per accrescere il proprio consenso.
Scriviamo mentre la Sea Watch è davanti a Lampedusa e aspetta ancora che siano sbarcate 42 persone tenute in trappola su una nave senza motivo alcuno, senza pietà, senza pudore.
E allora partiamo dalla concretezza.
Sosteniamo da subito la difesa legale di Carola Rackete e della Sea Watch. Una raccolta fondi è in corso qui.
Raccogliamo l’invito di Restiamo Umani e di Mediterranea e andiamo tutti oggi a piazza Esquilino alle 18. Non importa chi convoca. Importa esserci.
Ma occorre tornare a dire alcune cose (anche se ripeterle come facciamo ormai da anni sembra inutile), perché il vaso è colmo e stare in silenzio proprio non si può.
- Lo spettacolo di queste ore (come un anno fa con Acquarius, Sea Watch, Open Arms e persino con la Diciotti) non è nuovo. E’ invece cambiato il contesto politico e normativo in cui si colloca. Due “decreti (in)sicurezza” ci separano dall’estate scorsa. E un voto europeo che ha visto rafforzare proprio quei partiti che della retorica xenofoba e a volte anche esplicitamente razzista hanno fatto un programma di governo. E una cronaca politica che ha avuto praticamente un solo protagonista.
- Giustamente tutti ci mobilitiamo per le 42 persone imprigionate sulla Sea Watch, l’obiettivo immediato è fare in modo che scendano da quella nave subito. Ma fermarsi a questo non è più possibile. Quelle persone subiscono il fallimento di anni (e non solo gli ultimi due) di politiche migratorie e sull’asilo miopi e ottuse.
- L’Europa è oggi silente, salvo rivendicare goffamente “i risultati ottenuti”: il 90% in meno di persone arrivate “alle frontiere esterne” nel 2018 rispetto al 2015. La famosa Agenda europea sulla migrazione ha fallito l’obiettivo formalmente perseguito: creare una politica comune in materia di asilo e di migrazioni legali. E’ invece stata capace di tenere lontane le persone grazie ad accordi vergognosi come quelli stretti con la Turchia o con il sostegno alla cooperazione “selettiva” con alcuni paesi africani, Niger in primis (ne abbiamo parlato qui).
- La riforma del regolamento Dublino III votata dal Parlamento Europeo nel 2017, indispensabile per incentivare davvero una maggiore solidarietà europea sull’asilo, è stata affossata esattamente da quei Governi europei che oggi fanno la voce grossa con le istituzioni comunitarie. Primo fra tutti quello italiano.
Ma il problema vero è un altro. C’è un buco nero nel dibattito pubblico che tocca colmare ed è anche responsabilità nostra: quello del diritto non formale ma sostanziale alla migrazione. Da anni la possibilità di arrivare in Europa legalmente per motivi diversi dall’asilo è praticamente bloccata. E ciò vale in particolare per il nostro paese: il principale motivo legale di ottenimento di un permesso di soggiorno è da tempo quello familiare (Istat offre tutti i dati che aiutano a ricostruire quello che è successo negli ultimi anni).
- La programmazione dei flussi ancora prevista dal testo 286/98 è nei fatti ridotta all’autorizzazione all’ingresso di poche migliaia di persone destinate a lavorare nel settore agricolo.
- Qualsiasi agenda alternativa che intenda davvero proporsi di confrontarsi con le vite degli uomini e delle donne che continuano a partire, pur sapendo che l’Europa è una fortezza sempre più chiusa, dovrebbe partire da qui.
- Far cambiare idea a chi ci governa è pura chimera. Pensare di contrastare la follia dilagante a colpi di tweet o di campagne mediatiche frontali con il ministro dell’interno, pure. Dunque, non resta che sostenere in tutti i modi possibili chi osa opporsi a norme e direttive ingiuste. E tentare di convincere chi si candida a svolgere un ruolo di opposizione a cambiare completamente e davvero visione, in modo coerente. La mozione presentata dal Pd nel corso della discussione alla Camera sul rinnovo delle missioni internazionali (incluso accordo con la Libia), ad esempio, stride con le parole scritte dal segretario Zingaretti al presidente del Consiglio ieri. Da una parte la rivendicazione di quell’accordo, dall’altra la richiesta di un incontro “per discutere delle politiche sul tema dell’immigrazione e della gestione dei flussi. Credo siano temi da affrontare in maniera seria, responsabile e istituzionale evitando di offrire al Paese questo osceno teatrino indegno per un Paese civile”. A chi dobbiamo credere, a Minniti o a Zingaretti?
- La propaganda xenofoba e razzista di successo non sarà vinta con altra propaganda, ma con un’agenda politica chiara e convincente che smetta di inseguire le destre e torni a mettere tra i primi punti: a) cessazione di qualsiasi forma di cooperazione con paesi terzi che non rispettano i diritti umani e che non sono in grado di garantire il diritto di asilo; b) diritto di arrivare: riapplicazione del testo unico 286/98 con riapertura degli ingressi per motivi di lavoro; ampliamento dei corridoi umanitari; c) abolizione immediata di tutte le norme approvate con gli ultimi “decreti sicurezza”, compresi quelli approvati nella legislatura precedente; d) riforma della legge sulla cittadinanza (anche questa affossata nella legislatura precedente); e) prosecuzione dell’impegno a riformare il Regolamento Dublino III.
#Facciamoliscendere, sosteniamo Mediterranea e tutte le Ong che sfidano la cattiveria e la disumanità. Ma torniamo a pensare come farli arrivare sani e salvi, accogliendo bene coloro che hanno diritto alla protezione internazionale (su quest’ultimo punto, ad esempio, sta lavorando la campagna www.ioaccolgo.it).