Siete stanchi dei bracci di ferro tra autorità nazionali ed europee e delle navi come la Sea Watch 3 che salvano vite umane nel Mar Mediterraneo? Anche noi. Non certo per assuefazione, ma perché questo gioco di scacchi propagandistico da parte del governo italiano ha qualcosa di sfibrante e paradossale. Le notizie si conoscono: da giorni, la Sea Watch 3 è in mare con un carico di passeggeri salvati da morte certa, la nave non viene autorizzata ad attraccare in un porto italiano, l’equipaggio si rifiuta (giustamente) di portare i migranti/naufraghi in Libia.
La notizia che forse è sfuggita a qualcuno è che il Consiglio d’Europa (che non è il Consiglio europeo) ha ribadito il fatto che no, la Libia non è un Paese sicuro. “I migranti salvati in mare non dovrebbero mai essere sbarcati in Libia, perché i fatti dimostrano che non è un Paese sicuro” ha dichiarato Dunja Mijatovic, commissario per i diritti umani del Consiglio. Il Consiglio suggerisce di garantire un attracco alla Sea Watch 3. Il Consiglio chiede che si garantisca alla Sea Watch un porto sicuro.
Altro elemento è la guerra delle carte bollate: il Tar del Lazio ha respinto il ricorso dei rappresentanti legali della nave che contestava il divieto di ingresso in acque territoriali italiane imposto alla nave – sulla quale due giorni fa la Guardia di Finanza si è presentata in piena notte per notificare il divieto determinato dal cosiddetto Decreto Sicurezza bis, secondo il quale la competenza di vietare lo sbarco alle navi passa al ministro degli Interni.
(Leggi qui il nostro approfondimento sui contenuti del Decreto sicurezza bis)
Ricordiamolo: ci sono 30 città tedesche disponibili ad accogliere le 43 persone soccorse dalla nave. Ricordiamo un’altra cosa: in questi giorni in Sicilia, Puglia, Calabria sono sbarcati migranti che non hanno avuto la “sfortuna” di essere stati salvati da una nave delle Ong.
Perché è importante? Perché dimostra come tutta la vicenda delle navi e il Decreto che si occupa in maniera specifica di questa materia, non siano che propaganda anti migranti: anziché avere una politica che regoli e apra una trattativa seria con l’Europa, si individua un nemico (le Ong) e si distrae l’opinione pubblica “chiudendo i porti” mentre gli arrivi via mare continuano e i ritorni dei dublinati (i migranti sbarcati in Italia partiti per altri Paesi, che vengono rinviati in Italia in base al Regolamento Dublino che impone la richiesta di asilo nel primo paese europeo di arrivo) superano di gran lunga il numero delle persone soccorse dal meritorio lavoro delle navi delle Ong. Proprio il loro ritorno indica come senza una trattativa seria con l’Europa, che il nostro governo evita, non presentandosi neppure ai consigli dei ministri competenti, non c’è una soluzione.
Stiamo assistendo, come avviene ormai da mesi, a propaganda politica e non alla volontà di governare un fenomeno. Del resto, negli Stati Uniti si fa una politica simile: Donald Trump ha annunciato nuovi raid contro gli immigrati “irregolari” e l’espulsione di milioni di persone. Che, come il muro al confine con il Messico, non vedremo. Vedremo però poliziotti della polizia dell’immigrazione portare via persone in manette. E questo consentirà al presidente Usa che comincia la nuova campagna elettorale di dire “vedete come sono duro con i delinquenti che passano il confine?”.
Qui, ci pare, stiamo assistendo alla stessa cosa. Sulla pelle delle persone e accanendosi contro organizzazioni umanitarie che vengono definite “scafisti”.
Una cosa in più colpisce in questa vicenda, l’ennesima, ma non l’ultima: l’assordante silenzio delle opposizioni. Su un tema enorme e di civiltà.
Martino Mazzonis