L’Arci interviene in merito agli ultimi sbarchi avvenuti sulle coste siciliane, che hanno evidenziato le importanti lacune del sistema di accoglienza italiano. Le persone arrivate sulle coste della provincia di Siracusa sono state infatti “sistemate” presso il Centro Umberto I – che è un ospedale, non un centro d’accoglienza – in situazione assolutamente precarie, di promiscuità e sovraffollamento, assistiti dai medici dell’associazione Emergency.
Oltre a sottolineare le problematiche, l’Arci avanza delle proposte concrete per migliorare la situazione attuale e creare un sistema di accoglienza non emergenziale.
Pubblichiamo di seguito il comunicato dell’Arci
EMERGENZA SBARCHI nella Provincia di Siracusa
Le associazioni propongono un nuovo sistema di accoglienza
Siracusa è diventata un luogo di frontiera.
Dal primo gennaio sono arrivati sulle sue coste più di 3000 migranti provenienti soprattutto da Siria, Somalia, Eritrea, Egitto, Afghanistan e Bangladesh, zone a rischio di persecuzioni e guerre.
Secondo stime ufficiose, circa 1000 migranti, tra cui donne e minori, risultano ancora non identificati: dispersi sul territorio o, nella migliore delle ipotesi, migrati in altri paesi europei, a conferma che l’Italia, per le sue pessime politiche d’accoglienza, è diventato un paese di transito, l’ultimo anello nella catena del traffico di essere umani.
I migranti appena sbarcati sulle coste di Siracusa, vengono accolti TUTTI (richiedenti asilo, minori, donne in stato di gravidanza, famiglie con bambini ) presso il Centro Umberto I in condizioni di promiscuità, senza informazioni, senza alcuna attività di accompagnamento all’integrazione, senza il rispetto delle norme sanitarie. I vari appelli e le denunce delle associazioni hanno consentito di accendere i riflettori sull’Umberto I. I parlamentari che l’hanno visitato hanno informato il ministro dell’Interno e dell’Integrazione affinchè vengano adottate le misure necessarie. Si sono attivate anche le autorità locali, ma la situazione non è migliorata.
Durante una visita effettuata il 14 luglio è stata rilevata la presenza di 75 minori non accompagnati somali, divisi in due stanzoni, con i materassi per terra e condizioni igieniche disastrose. Molti erano privi di scarpe e senza un cambio di vestiti. Ad oggi i minori somali sono ancora lì nel mancato rispetto dei loro diritti e in violazione della legge.
Dopo lo sbarco del 23 luglio, si sono aggiunti altri 60 minori stranieri non accompagnati provenienti da Bangladesh, Siria, Egitto ed Eritrea. Oltre a loro, vivono lì coi genitori, in condizioni igienico sanitarie precarie, molti bambini dai 15 giorni agli 8 anni d’età.
Il Centro Umberto I non è un CPSA (Centro di primo soccorso e accoglienza) dove la legge prevede vengano accolti i migranti, ma un luogo che accoglie in emergenza sulla base di un verbale di affidamento da parte della Prefettura, la Clean Service, una ditta di pulizie che, dal verbale di affidamento, avrebbe dovuto occuparsi dell’accoglienza per le prime 72 ore (necessarie per l’identificazione e il trasferimento), fornendo un kit (accessori per igiene personale e vestiti di ricambio), un letto e il vitto. La Clean Service non si è quindi mai dotata di operatori sociali, legali e persone in grado di informare i migranti dei loro diritti, ascoltare le loro esigenze e ‘accompagnarli’ nel percorso d’integrazione. Gli operatori impiegati devono quindi gestire situazioni di emergenza in condizioni di grande difficoltà. All’interno della struttura non esiste un presidio sanitario, non c’è infermeria nè medico. Dal 24 luglio Emergency è operativa con un medico, un mediatore culturale e due operatori nel cortile antistante il Centro. L’Arci ha avviato con loro una collaborazione e gestisce sportelli informativi.
Le nostre proposte sono:
1. Porre fine alla logica degli interventi emergenziali progettando un sistema di accoglienza;
2. Istituire, con regolare bando di gara, un centro di Primo Soccorso e Accoglienza in cui la permanenza massima sia di 48 ore;
3. Privilegiare forme di accoglienza diffusa e decentrata, con la creazione di centri di piccole dimensioni;
4. Accogliere subito i minori nelle strutture destinate a loro, evitando situazioni di promiscuità con gli adulti, senza alcun tipo di servizio dedicato. Nessun minore venga ospitato presso il Centro Umberto I. Possibili strutture alternative sono già state indicate.;
5. La spesa – che non può ricadere solo sui sindaci – venga sostenuta da adeguate risorse statali, gestite d’accordo con ANCI, Regioni e Terzo Settore, mettendo al centro il superiore interesse del minore;
6. Snellire le procedure di tutela e, a tal fine, l’Arci si è attivata per la pronta apertura delle tutele;
7. Incentivare l’affidamento anziché il ricovero in strutture, perché più economico e qualitativamente migliore. I minori, con il consenso del tutore, vengano celermente affidati dai competenti Servizi Sociali a famiglie dentro un quadro di gestione del fenomeno a livello nazionale, con un protagonismo dei territori;
8. Creare un elenco di famiglie affidatarie, che soddisfino i requisiti richiesti dalla legge, di cui l’Arci contribuirà a fornire un elenco;
9. Per I minori richiedenti asilo deve essere accelerata la procedura di inserimento nei centri SPRAR e comunque in luoghi idonei alla loro accoglienza;
10. Deve essere rafforzato il sistema SPRAR nella quota dell’accoglienza destinata ai minori non accompagnati richiedenti asilo. Non si attenda il compimento del 18° anno d’età per la domanda d’asilo;
11. Gli operatori dell’Arci sono disponibili a mettere a disposizione le proprie competenze affinché si realizzi a Siracusa un sistema di accoglienza virtuoso e solidale.
Roma, 30 luglio 2013