Diciassette anni a Sassari, mai un problema. Fino a venerdì, quando il loro ristorante, di prossima apertura, è stato preso a picconate. E’ successo a Latifa e Rajaa, madre e figlia di origine marocchina, imprenditrici e proprietarie di un ristorante take away a conduzione familiare. Le donne avevano deciso di spostare l’attività dal Corso al vico del Duomo. “Abbiamo firmato il contratto di locazione proprio ieri – spiega Rajaa alla giornalista de La Nuova Sardegna – dobbiamo trasferire il nostro locale qui”. Invece, nella notte tra venerdì e sabato il muro d’ingresso è stato preso a picconate, fino quasi a sfondare l’inferriata. “Una signora che abita qui – prosegue Rajaa – ci ha detto che tra le due e le tre del mattino ha sentito le voci di un uomo e di una donna. Poi dei rumori fortissimi. Ci ha spiegato di non aver avuto il coraggio di fare qualcosa perché era sola in casa». Forse la stessa paura che ha bloccato anche gli altri residenti del quartiere.
Impossibile, per le due donne, non collegare l’aggressione ai tragici fatti di Parigi, e al clima islamofobico che si respira, soprattutto a causa della strumentalizzazione, portata avanti da gruppi di destra, di quanto successo in Francia. Ancora più difficile per Latifa e Rajaa non pensare a un collegamento con la situazione attuale, a fronte di una vita passata in Italia, senza aver mai avuto alcun problema. “Lavoravo nel mio locale anche fino a tarda notte e nessuno ha mai provato a intimidirmi. E mai ci hanno fatto dispetti di alcun genere”, afferma Latifa. La quale il giorno prima, salendo su un autobus, era stata offesa da una persona: “Bene, ora fanno salire pure i terroristi”, sarebbe stato il commento al suo arrivo, come riporta la figlia.
Fortunatamente, sul profilo Facebook del ristorante-caffetteria si moltiplicano i messaggi di sostegno pubblicati dai tanti clienti del take away. Segno che la vicinanza e la conoscenza reciproca, e non la divisione, sono l’unico anticorpo contro ignoranza, paura e violenza.