Estate dopo estate, raccolta dopo raccolta, la tendopoli di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro (RC), è stata per molto tempo un punto di riferimento per i braccianti stranieri che si spostano per l’Italia in cerca di lavoro nei campi. Ma c’è chi in quella tendopoli ci ha vissuto anche tutto l’anno. A Rosarno, a 7 anni dalla rivolta, l’emergenza è sempre rimasta un dato di fatto e la vecchia tendopoli, gestita dal Ministero dell’Interno, non ha mai brillato quanto a modello di accoglienza. Oggi, sono più di 700 i lavoratori stagionali stranieri che hanno trovato ospitalità nella nuova struttura allestita poco distante. Molti altri, però, restano ancora in attesa nella vecchia tendopoli. E nonostante ciò, i braccianti di San Ferdinando hanno raramente avuto diritto alla parola, se non fosse altro per denunciare le loro condizioni di vita disumane. Oltre a questo, quegli stessi braccianti hanno nel tempo subito numerose aggressioni razziste delle quali neanche la stampa locale ne ha potuto dare contezza. Un luogo volutamente dimenticato da tutti. A maggior ragione dinnanzi a episodi scomodi come questi. Neanche noi, nel tempo, abbiamo rintracciato segnalazioni o casi di pestaggi razzisti.
Però, come spesso accade, veniamo portati a conoscenza di alcuni fatti soltanto a distanza di tempo. Infatti, un’articolata complessa attività investigativa condotta dai Carabinieri, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Palmi, ha fatto luce su decine di gravi episodi di violenza razzista perpetrata ai danni dei braccianti stranieri nei pressi della tendopoli di San Ferdinando. Gli autori delle violenze sono un gruppo di giovani di Rosarno, tra i quali anche alcuni minori. Le indagini hanno consentito di riscontrare diversi episodi in cui gli indagati, dopo aver avvicinato i migranti a bordo di biciclette o a piedi, senza alcun motivo specifico, li hanno ripetutamente colpiti con bastoni in legno, spranghe, catene e coltelli, provocando gravissime lesioni, con prognosi anche superiori ai 20 giorni, oltre a lunghi periodi di degenza in ospedale e delicate operazioni.
Cosi, nella mattinata del 15 ottobre, a Rosarno (RC), su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Palmi (RC), i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misura cautelare, con agli arresti domiciliari, nei confronti di Nasso Roman, 25enne, ritenuto responsabile, in concorso con 3 minori – la cui posizione è al vaglio del Tribunale dei minorenni- del reato di “percosse, lesioni personali aggravate e porto ingiustificato di armi, con l’aggravante di aver commesso il fatto per finalità di discriminazione ed odio razziale”. Tutti i pestaggi sono stati commessi ai danni di cittadini stranieri, gran parte dei quali di origine africana, tra la fine del 2015 e gli inizi del 2016. Diverse vittime hanno riferito, nelle denunce seguite alle violenze e ai pestaggi, di essere state aggredite da un gruppo di ragazzi a bordo di un’auto bianca (una Fiat Punto). Per mesi, i braccianti hanno vissuto nella paura di essere picchiati. In diverse occasioni i migranti hanno protestato per i continui raid razzisti, arrivando anche a bloccare la strada della zona industriale di Rosarno. Il prefetto aveva deciso, all’epoca dei fatti, di disporre una maggiore sorveglianza nella zona della tendopoli: soltanto in questo modo le aggressioni si sono diradate.
Questa notizia è stata diffusa quasi esclusivamente a livello locale: nonostante la gravità dei fatti, per l’ennesima volta, i braccianti di Rosarno sono rimasti senza voce.