Nella mattinata di sabato 20 agosto, quattro minori di origine egiziana, di età compresa fra i 16 e i 17 anni, ospiti del C.P.A. per Minori non accompagnati di San Michele di Ganzaria, centro gestito dalla Cooperativa San Francesco, si recano a piedi al mercato settimanale di San Cono (CT) per acquistare qualche maglietta. Al loro rientro, intorno alle 17, nei pressi della S.P. 60, in contrada Consorto, a poche centinaia di metri dal Centro, sopraggiungono due autovetture con a bordo cinque giovani italiani. Tre di loro, armati di mazze da baseball e di una pistola (poi risultata essere ad aria compressa), scendono e si dirigono verso i quattro minori. I rispettivi conducenti delle auto, invece, rimangono a bordo.
Senza un apparente motivo, cominciano a colpirli ripetutamente con le mazze. In particolare, si accaniscono su M. M., appena sedicenne, colpendolo con violenza al capo sia con le mazze che con il calcio della pistola. Gli altri tre minori, invece, vengono colpiti alle braccia e alle gambe. Dopo la rapida fuga degli aggressori, i quattro giovani egiziani vengono trasportati in ospedale. M.M. resta il più grave e si trova ora in coma farmacologico presso l’Ospedale Civile di Catania: per i medici «è in grave pericolo di vita» per i postumi di fratture al cranio. Nel corso della notte, il ragazzo è stato sottoposto a un delicatissimo intervento neurochirurgico di rimozione di un grosso ematoma al cervello. Gli altri sono stati dimessi ciascuno con prognosi di giorni 5 per contusioni in varie parti del corpo.
La violenta aggressione, tuttavia, è stata registrata fortuitamente da una delle vittime del pestaggio con il suo smartphone. Il filmato ha consentito agli investigatori di identificare gli autori del raid punitivo. Nel filmato (qui il link), due minuti e cinque secondi in tutto, si sentono urla e pianti, e si percepisce nettamente il terrore. Si distinguono anche le voci degli aggressori, gli insulti («Merda, siti merda») e le minacce in dialetto («Pezzi di merda, ve ne dovete andare, non dovete venire più in paese, perché o mo’ paisi nun s’abbabbia»). Tre di loro, i fratelli Giacomo e Davide Severo, di 32 e 23 anni, e Antonino Spitale (18 anni), sono stati rintracciati e sottoposti a fermo indiziario di delitto per i reati di tentato omicidio in concorso, lesioni personali e porto illegale di armi improprie, e poi rinchiusi nel carcere di Caltagirone.
Finora dalle indagini non è emerso il reale motivo dell’aggressione. La stampa locale parla molto genericamente di “futili motivi” dovuti a pregresse “incomprensioni” fra i giovani di San Cono e i migranti ospiti del C.P.A, dovute forse qualche “sguardo di troppo”, forse qualche “insulto”. La Procura e i carabinieri di Caltagirone, però, non hanno dubbi sulla “premeditazione” dell’agguato. Il sindaco di San Michele di Ganzaria, Gianluca Petta, ha cercato di sviare l’attenzione sull’accaduto, ponendo “l’accento sulla necessità di garantire la sicurezza” e pretendendo “risposte chiare e nette dalla cooperativa” che gestisce il C.P.A., sebbene non sia stata ancora esclusa la matrice razzista dell’episodio.
Ciò che ci lascia esterrefatti è l’estrema violenza usata in questa azione di gruppo: nessun motivo può “giustificare” tanto accanimento e tanta violenza.