Ci sono voluti ben quattro anni per porre fine all’odissea dei due pescatori tunisini, Aubdelkarim Bayoudh e Abdelasset Zenzeri, che l’8 agosto 2007 soccorsero in mare 44 naufraghi a bordo di un gommone che imbarcava acqua, a poche miglia da Lampedusa. In primo grado erano stati condannati a due anni e 6 mesi per «violenza a nave da guerra e resistenza pubblico ufficiale». In realtà, avevano soltanto seguito la legge del mare, che impone di salvare le vite umane sopra ogni cosa. Arrestati per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”, sotto processo, hanno perso la loro unica risorsa: i pescherecci, sequestrati e ormai inutilizzabili, abbandonati nel cimitero delle barche di Lampedusa. Il 21 settembre la Corte d’appello di Palermo li ha assolti da queste pesanti accuse.
Qui di seguito il comunicato stampa di Borderline e Asgi Sicilia.
Dopo quattro anni di processo: Assoluzione per i due comandanti tunisini che hanno salvato 44 naufraghi. La sezione siciliana dell’ASGI e la ONLUS Borderline Sicilia esprimono soddisfazione per la sentenza di assoluzione in appello nei confronti dei due comandanti dei pescherecci tunisini che nel 2007 finirono sotto processo dopo essere stati arrestati al loro arrivo a Lampedusa per avere tratto in salvo 44 naufraghi nel Canale di Sicilia. All’esito della requisitoria, nella quale il procuratore delle Repubblica Umberto De Giglio chiedeva l’assoluzione di Abdelbasset Zenzeri ed Abdelkarim Bayoudh ritenendo illogico il giudizio di assoluzione soltanto parziale pronunciato dal Tribunale di Agrigento in primo grado, la 3° sezione della Corte di Appello di Palermo ha riformato la sentenza di primo grado, assolvendo i due comandanti perché il fatto non costituisce reato in quanto nell’azione di salvataggio ricorreva un evidente stato di necessità. Le associazioni si augurano che dannosi e paradossali processi come quello che ha coinvolto i sette pescatori tunisini non vengano più avviati, a garanzia dello stato di diritto e delle convenzioni del mare. Riteniamo, infatti, che nessuno debba essere incriminato per avere adempiuto ad un obbligo di legge, oltre che ad un dovere etico. Infine le associazioni si congratulano per l’eccellente lavoro dei due difensori di fiducia, gli avvocati Leonardo Marino e Giacomo La Russa, che hanno creduto nell’innocenza degli imputati e lavorato per più di quattro anni perché fosse fatto finalmente giustizia, in stretta collaborazione con le associazioni antirazziste che fin dal principio hanno manifestato tutta la loro solidarietà ai sette pescatori di Teboulba.
Contatti: Asgi – sezione Sicilia: Avv. Leonardo Marino: +39-328-6296334
Borderline Sicilia Onlus: +39-340-980 21 96 borderlinesicilia@libero.it