Durante la “calda” estate di due anni fa (precisamente nel luglio 2017), in una villetta di Roncolevà di Trevenzuolo, nel veronese, acquistata da una cooperativa piemontese, venivano accolti 24 richiedenti asilo. Contro il loro arrivo, si ribellavano i residenti e venivano indette manifestazioni contro l’accoglienza. Ad alcune di queste, partecipavano anche sei sindaci del territorio e movimenti di estrema destra (gli attivisti di “Verona ai Veronesi”, ad esempio). Una settimana e oltre di presidio (giorno e notte) e su una ringhiera anche lo striscione “Roncolevà alza la testa”.
Nel mirino della Procura sono finiti gli atti di intolleranza e di razzismo connessi a queste manifestazioni: una sassaiola contro la villetta in cui vivevano i richiedenti asilo, il danneggiamento del parabrezza dell’auto del presidente della cooperativa che ospitava i migranti e la profanazione della tomba del padre del vicesindaco Cesare Carreri e di Giacomo, attivista di diritti civili (qui un comunicato di Antenne Migranti – Monitoraggio lungo la rotta del Brennero, Verona Che Dialoga, LasciateCIEntrare, Melting Pot Europa sui gravi accadimenti).
Il procuratore di Verona, che già allora aveva definito quelle iniziative come degne di indagini approfondite («Bisogna vedere se ci sono strumentalizzazioni politiche dietro a questa serie di attentati», diceva Angela Barbaglio, preoccupata in particolare delle intimidazioni. «Sono tutti episodi da scandagliare»), ha chiesto, ieri, per quei fatti, un processo con rito direttissimo per una ventina di persone per violazione della legge Mancino. «Considerato che i reati contestati prevedono che il giudizio venga svolto davanti ad un collegio, non ho potuto esercitare l’azione penale in forma diretta, ma ho chiesto la disponibilità del tribunale per l’indizione dell’udienza nella quale ci sarà la citazione degli imputati», spiega il procuratore, che sta attendendo la definizione delle date in cui potrà essere svolto il dibattimento.
Quei fatti sono avvenuti in un periodo in cui si stavano registrando in giro per l’Italia numerose manifestazioni contro l’accoglienza, alcune delle quali anche con esiti molto violenti. Noi ne avevamo ampiamente parlato nel nostro Focus n. 1/2017, che per altro ha preceduto i fatti di Roncolevà di Trevenzuolo.
Visto che ora la procura contesta apertamente la violazione della legge Mancino, per gli inquirenti la matrice ideologica dei reati contestati potrebbe essere davvero acclarata. Si tratterebbe di un precedente molto significativo.