Sono stati condannati i membri del partito di estrema destra Casapound, accusati di aver organizzato una violenta manifestazione contro l’arrivo a Casale San Nicola, zona a nord di Roma tra La Storta e l’Olgiata, di un gruppo di richiedenti protezione internazionale. Nove le condanne: otto a 3 anni e 7 mesi, e una a 2 anni e 7 mesi. Le accuse sono di resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.
L’episodio risale al 17 luglio 2015: l’annuncio della Prefettura rispetto all’apertura di un centro di accoglienza straordinario (CAS) presso l’ex scuola Socrate, e del conseguente arrivo di cento richiedenti asilo, aveva scatenato le proteste dei residenti del quartiere, organizzati in un presidio che per tre mesi ha bloccato l’ingresso dell’edificio. Con loro Casapound (nel nostro dossier Accoglienza: La propaganda e le proteste del rifiuto, le scelte istituzionali sbagliate, abbiamo segnalato 79 casi documentati di manifestazioni contro centri di accoglienza: 25 messe in atto da Casapound).
Il ruolo dell’organizzazione di estrema destra si è esplicitato il 17 luglio, quando la Prefettura ha predisposto il trasferimento dei richiedenti asilo, iniziando da un gruppo di diciannove persone. All’arrivo del pullman con i richiedenti, i manifestanti si opponevano al passaggio, scandendo slogan e cantando l’inno d’Italia. Nel frattempo venivano bruciati cassonetti e balle di fieno, fino a quando i militanti di Casapound, caschi in testa e visi travisati, si scontravano con le forze dell’ordine. La violenta colluttazione si concludeva con il passaggio del pullman verso la struttura, tra insulti, braccia tese, lanci di sassi e bottiglie.
A seguito degli scontri, nove persone erano state fermate con le accuse di resistenza aggravata e lesioni, per cui il pm lo scorso giugno aveva sollecitato pene comprese tra i sei anni e mezzo e i sette anni. Ieri, i giudici della quinta sezione penale del tribunale di Roma hanno inflitto due anni e 7 mesi di reclusione a un imputato e tre anni e sette mesi a tutti gli altri. “Secondo gli inquirenti era stata organizzata e si era partecipato, con caschi e volti coperti, a un blocco contro il trasferimento di alcuni stranieri nel centro di rifugiati. Quel che ne scaturì fu una vera e propria rivolta anti immigrati, che culminò con scontri con le forze dell’ordine. Si registrarono schieramenti con bastoni, ombrelli e caschi, incuranti del rischio per l’incolumità delle persone che manifestavano pacificamente”, ha spiegato il pubblico ministero. Stando all’ordinanza di arresto emessa dal gip, con l’arrivo del gruppo di Casapound la manifestazione da pacifica si era trasformata in un atto violento, in cui “i manifestanti pacifici e a volto scoperto si defilavano lasciando la scena al gruppo aderente a Casapound, la cui azione di contrapposizione si innestava in un crescendo di intimidazione e violenza”.