Pubblichiamo di seguito il comunicato diffuso dall’Associazione 21 luglio di Roma in relazione agli sgomberi dei campi rom ripresi subito dopo Pasqua. Nonostante gli sgomberi forzati, gli insediamenti informali in cui risiedono i rom sono aumentati rispetto al 2009 raggiungendo la cifra di 279. “Da ciò-secondo l’associazione 21 luglio- si evince la totale inefficacia delle azioni di sgombero il cui esito sembra essere esclusivamente quello di esasperare le persone coinvolte procurando loro la massima sofferenza.”
COMUNICATO STAMPA
Dopo la Pasqua e la beatificazione di Giovanni Paolo II riprendono gli sgomberi dei campi rom nella Capitale
ROMA – 11 maggio 2011. Dopo la pausa legata alle festività pasquali, sono riprese a Roma le operazioni di sgombero degli insediamenti informali abitati da famiglie di rom comunitari.
Lunedì 9 maggio sono stati compiuti sgomberi forzati presso il viadotto della Magliana, via Asciano e, in parte, nel campo Candoni 2 alla Muratella.
Martedì 10 maggio gli osservatori dell’Associazione 21 luglio hanno assistito alle operazioni di sgombero avvenute presso l’insediamento informale collocato lungo il Tevere, all’altezza del km. 9,7 di via Salaria.
L’insediamento era formato da poverissime abitazioni consistenti in tende realizzate con teloni di plastica recuperati dalla spazzatura e da piccole e malridotte tende da campeggio. Alcune famiglie avevano costruito piccole baracche provvisorie con materiale di recupero: legno, alluminio, plastica, nylon. L’insediamento non aveva alcuna fornitura idrica e di energia elettrica. Gli abitanti, secondo i dati raccolti dall’Associazione 21 luglio il 15 aprile 2011, erano 89 rom di cittadinanza rumena (39 uomini, 18 donne – delle quali 5 erano incinte – e 32 minori). I 34 nuclei familiari avevano subito nel corso del 2010 almeno uno sgombero forzato mentre abitavano altri insediamenti.
L’operazione di sgombero, iniziata alle ore 9,00 del 10 maggio, è stata condotta da una task force composta da circa 22 persone appartenenti alla Sala Operativa Sociale del Comune di Roma, alla Polizia Municipale e alla Polizia di Stato. Nel corso delle operazioni era presente anche il presidente del IV Municipio Cristiano Bonelli.
Al momento dello sgombero circa la metà degli abitanti non risultava presente. Le forze di polizia hanno inizialmente perimetrato l’area oggetto dell’azione impedendo a chiunque di entrare. Successivamente hanno proceduto alla raccolta dei documenti di identificazione di ciascun abitante registrando su un’apposita scheda numerata i dati raccolti presso una postazione allestita appositamente.
E’ stato intimato alle persone rom di raccogliere nel più breve tempo possibile i loro beni per poi procedere all’allontanamento dall’insediamento dopo aver riottenuto il documento di identificazione precedentemente consegnato. Secondo quanto riportato dagli abitanti, soltanto per due donne con bambini neonati è stata proposta una soluzione alternativa presso il centro residenziale di accoglienza temporanea “Giaccone” sito in via Cassia, 472. E’ stata quindi prevista una sistemazione alternativa con la divisione dei nuclei familiari.
Alle ore 11,30, quando gli abitanti presenti durante l’operazione sono stati allontanati, una ruspa ha proceduto all’abbattimento delle abitazioni, anche di coloro che non erano presenti durante le attività di sgombero. In questo caso l’abbattimento delle abitazioni ha comportato la distruzione delle proprietà presenti all’interno delle stesse.
Malgrado le azioni di sgombero previste dal Piano Nomadi del Comune di Roma continuino con la medesima determinazione, violando i più elementari diritti umani, gli insediamenti informali risultano in continuo aumento raggiungendo, così come riferito da un rappresentante del Dipartimento Promozione dei servizi sociali e della Salute di Roma Capitale, la cifra di 279, numero più che triplicato rispetto al 31 luglio 2009, giorno della presentazione ufficiale del Piano Nomadi. Da ciò si evince la totale inefficacia delle azioni di sgombero il cui esito sembra essere esclusivamente quello di esasperare le persone coinvolte procurando loro la massima sofferenza.
Associazione 21 luglio
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