“Diritto alla casa, diritto al lavoro, non ce l’abbiamo noi, non ce l’avranno loro”.
E’ lo slogan scandito a Casal Bruciato nei pressi di via Satta, quando oggi (martedì), intorno alle 19, i militanti di Casa Pound hanno finito la loro riunione e sono usciti in strada. A proteggerli un cordone della Polizia.
“Loro”, questa volta, sono i 14 componenti della famiglia rom che nell’ambito del Piano rom del Comune, hanno ricevuto l’assegnazione di un alloggio di edilizia popolare per essere “trasferiti” dal campo La Barbuta: 110 metri quadri per 14 persone, stanze del tutto vuote e in pessimo stato, prive persino delle lampadine.
Lunedì c’è stata la prima protesta, con un gruppo (piccolo) di persone che all’ora di pranzo hanno iniziato ad insultare la mediatrice che aveva accompagnato la famiglia. Il trasporto di alcuni materassi nell’alloggio è avvenuto quindi con la scorta della Polizia. La sera, alcuni attivisti antirazzisti sono andati a trovare la famiglia impaurita e alcuni di loro hanno passato lì la notte.
Questa mattina (martedì), dopo aver accompagnato i bambini a scuola, i due coniugi sono stati accompagnati in Comune: hanno pensato di lasciare l’abitazione, ma sono stati convinti a non farlo. Al loro ritorno, il gruppo di manifestanti si era ingrossato e sono tornati insulti e minacce, persino un’innominabile “ti stupro” rivolto alla donna mentre tornava con un bambino da scuola.
Nel pomeriggio Casa Pound ha avuto modo di riunirsi all’interno del cortile del palazzo (dove ha potuto istallare un gazebo) per preparare il presidio annunciato per le 17 di domani (mercoledì). Fuori alcune decine di persone hanno partecipato al presidio di solidarietà con i rom convocato da Asia, che ha sede proprio a via Sanna.
A poche settimane, dalla protesta di Torre Maura, quella del pane buttato a terra e pestato brutalmente, contro il trasferimento di 70 rom in un centro ex Sprar, da ieri, in piena campagna elettorale, un’altra famiglia rom è dunque diventata l’ennesimo capro espiatorio, contro il quale le destre cittadine possono facilmente aizzare i residenti del quartiere. E possono farlo senza che le Forze dell’ordine lo impediscano.
Ora la preoccupazione resta per le 14 persone.
Non cedere al ricatto di chi vuole cacciarle è giusto, ma bisogna assicurare che possano vivere nella casa che è stata loro assegnata senza correre alcun rischio. Per questo la rete di attivisti presenti oggi sta tentando di organizzarsi per proteggerle.
Resta da capire come si possa pensare di trasferire 14 persone in 110 metri quadri in un quartiere popolare che si trova in condizioni già molto difficili. Perchè si è deciso di farlo a tre settimane dal voto, offrendo su un piatto d’argento un’altra occasione ai solerti militanti di Casa Pound di fare la propria azione di propaganda xenofoba e razzista.
E resta soprattutto incomprensibile che la politica di qualsiasi colore, locale e nazionale, negli ultimi 30 anni, non abbia affrontato uno dei grandi problemi sociali del paese: quello del rilancio di un piano di edilizia residenziale pubblica per tutte le famiglie che ne hanno bisogno. Le difficoltà economiche e sociali non producono automaticamente la xenofobia e il razzismo, ma se non si fa nulla per rimuoverle, possono essere usate abilmente da chi ha fatto del “prima gli italiani” un vero e proprio programma politico.
E se Casa Pound tutto sommato mobilita ancora pochi, per mettere in pericolo le persone, come ci ricordano bene Firenze (7 dicembre 2011) e Macerata (3 febbraio 2018), basta una persona. Non solo. L’ostilità xenofoba e razzista che le destre sono capaci di aizzare sul territorio, come ancora una volta abbiamo visto in via Sanna, va ben oltre la loro base sociale. L’esito è la disumanità che vediamo crescere oggi, non solo a Roma. Contro la quale, per ora, l’unico argine è la solidarietà dal basso.
Come quella di Claudio che in via Sanna, la notte scorsa, ci ha dormito. Mercoledì 8 maggio, nel pomeriggio, gli attivisti antirazzisti hanno deciso di rilanciare collettivamente l’appuntamento alle ore 16 in via Sebastiano Satta, per impedire a di Casa Pound di sfilare impunemente nel quartiere. La manifestazione è fondamentale per dare un segnale anche contro altri episodi di intolleranza successi in questi giorni nella capitale circa l’assegnazione delle case popolari.