Pubblichiamo di seguito il comunicato diffuso dall’associazione Popica onlus a seguito dell’ennesimo sgombero di un insediamento di rom a Roma dove vivevano più di 270 persone tra le quali molti bambini.
Terzo giorno della Settimana Santa che precede la Pasqua, terzo sgombero di un insediamento rom nella Capitale.
Oggi, 20 aprile 2011, agenti della Polizia di Stato e della Polizia Municipale hanno sgomberato l’insediamento di rom romeni sito in via del Flauto (zona Collatina), dove vivevano oltre 270 persone, di cui più del 50% bambini.
Da parte del Comune, armato di manganelli e ruspe, la solita inutile ed inaccettabile proposta: per donne e bambini un’accoglienza momentanea, per gli uomini la strada.
Nessuno ha accettato questa non-soluzione.
Ci avviciniamo alla Pasqua e nell’assordante silenzio della Chiesa, impegnata nelle celebrazioni pasquali e nell’allestimento della beatificazione di Giovanni Paolo II, e della società civile, prime fra tutte di alcune delle cosiddette associazioni pro-rom, continua il piano nomadi bis: sgomberare senza soluzioni alternative uomini, donne e bambini.
Solo in questi ultimi tre giorni, il Comune e la Prefettura hanno gettato per strada oltre 700 persone senza offrirgli reali soluzioni.
Continuiamo ad assistere a questa ignobile persecuzione infinita e ci/vi poniamo 8 domande:
Gli amministratori di Roma Capitale asseriscono si tratti di interventi per la sicurezza degli stessi rom, dove finiscono questi rom che loro dicono di mettere in sicurezza?
Come sono spesi gli oltre 30 milioni di euro (soldi pubblici) che ogni anno vengono destinati al Prefetto di Roma per la cosiddetta “emergenza nomadi”?
E’ possibile per forze politiche che fanno dei valori cattolici e dei family day i propri programmi elettorali, perseguire strategie di smembramento delle famiglie?
Nello sgombero di via del Flauto abbiamo incontrato Rivaldo, bambino di 13 anni, che ha vissuto oggi il suo ottavo sgombero romano, possibile parlare d’integrazione per chi vive in baracche costantemente minacciate dallo stesso Stato che li vorrebbe integrare?
Negli sgomberi abbiamo visto baracche con eternit essere abbattute dalle ruspe comunali, quali procedure di sicurezza ambientali, per gli operatori e per i cittadini del territorio, vengono messe in campo dall’amministrazione durante l’abbattimento degli insediamenti?
Quando morirono i 4 bambini, illustri esponenti di Stato e Chiesa dichiararono d’avere a cuore la “questione rom”, dove si trovano quando oltre 700 persone vengono disperse sulle strade di Roma?
In un Paese invaso da presunte orde d’immigrati tunisini per i quali si dice non esistano soluzioni, con un’Europa che non aiuta a trovarne, perché e a chi giova aggiungere altre emergenze?
Quanto tempo passera` prima che qualche disperato, senza più neanche una baracca, costretto in mezzo ai cespugli, compia qualche ingiustificabile atto violento da usare per le prossime elezioni?
Per favore, qualcuno risponda in questo silenzio assordante.
POPICA ONLUS