La ex cartiera di via Salaria: è questa la soluzione alternativa prospettata dall’Assessorato alle politiche sociali di Roma per le ventidue persone rom– tra cui due donne incinte e tre bambini piccoli – sgomberate martedì 14 luglio dall’insediamento informale di Val d’Ala. Una risposta che è arrivata non solo dopo una misura di sgombero illegittimo (qui info sullo sgombero), portata avanti ancora una volta in violazione degli standard previsti dal diritto internazionale, come sottolineato anche da Amnesty International (che ha sollecitato l’amministrazione a trovare una soluzione alternativa adeguata), ma anche dopo tre giorni di silenzio istituzionale, in cui le persone sgomberate hanno di notte dormito per strada davanti alle proprie cose spazzate via dalle ruspe, e di giorno protestato sotto l’Assessorato, insieme a Associazione 21 Luglio, Popica Onlus e alle famiglie residenti nei centri di San Cipirello, Torre Morena e Toraldo, per i quali è prevista la chiusura il prossimo 20 luglio.
Ieri, un presidio si è svolto sotto la sede dell’Assessorato in via Manzoni, prima dell’incontro con l‘assessore Francesca Danese, fissato alle ore 12. Ma “dopo 2 ore dal previsto appuntamento ancora non fanno salire la delegazione lasciata a 40 gradi”, dichiarava ieri Popica Onlus. I presenti sono infatti stati lasciati in attesa per circa due ore, e solo dopo continue sollecitazioni è stato permesso ad alcune donne con bambini piccoli di entrare nell’atrio dell’edificio per trovare sollievo dal caldo.
Intorno alle 14 è finalmente iniziato l’incontro con una delegazione di rappresentanza, al termine del quale il Comune ha proposto alle famiglie rom sgomberate la sistemazione all’interno della ex Cartiera. “Le persone dovrebbero essere trasferite da questa sera, in maniera temporanea in attesa dell’attivazione di percorsi individuali”, ha affermato Danilo Giannese della 21 Luglio. I diretti interessati dal provvedimento hanno accettato la misura di trasferimento, “ma la soluzione prospettata non può, a nostro avviso, essere accolta come una vittoria, ma come una minima momentanea inadeguata limitazione dei danni causati da uno sgombero voluto dallo stesso Comune”, denuncia Popica Onlus. Gli fa eco Giannese: “La cartiera non è una soluzione adeguata, è una struttura ghettizzante. Il Comune ha parlato di soluzione temporanea nell’attesa di organizzare percorsi individuali di inclusione per le singole famiglie. La speranza è che vengano attivati”.
La ex cartiera di via Salaria è una struttura dove al momento vivono circa 385 persone, in condizioni igienico-sanitarie precarie, gestito da un ente (Consorzio Casa della Solidarietà) coinvolto nell’inchiesta della magistratura su Mafia Capitale e commissariato pochi giorni fa. La denuncia delle condizioni di vita interne al centro e delle modalità di gestione arrivava il mese scorso da 21 Luglio e Popica, dopo che il Comune, a seguito di un altro sgombero, aveva proposto come soluzione alternativa proprio la ex cartiera, “un centro che prevede l’esborso di cifre astronomiche per il suo mantenimento, e dove i diritti umani sono sistematicamente violati” (info qui).
Una situazione che si ripete anche oggi per le persone sgomberate da Val d’Ala: “L’incontro tenutosi presso l’assessorato non può che avere una valutazione negativa – dichiarano i membri di Popica – e ha mostrato distintamente a tutti i presenti l’inadeguatezza di questo Comune”. Un’inadeguatezza che secondo Popica emerge anche nella gestione della situazione relativa ai centri di San Cipirello, Torre Morena e Toraldo: “l’Assessorato, nonostante siano passati cinquanta giorni dalla notizia della chiusura, durante i quali sono stati fatti diversi incontri, non sembra aver fatto alcun passo in avanti. L’Assessore Danese e la dott.ssa Matarazzo presenti all’incontro – proseguono i membri di Popica – hanno assicurato che nessuno resterà per strada e hanno dichiarato che entro mercoledì prossimo illustreranno agli ‘ospiti’ le soluzioni”.
Parole che “non hanno tranquillizzato gli abitanti dei centri”: persone che già da lunedì, come evidenzia una nota di Popica, saranno ‘irregolari’ all’interno delle stesse strutture in cui, paradossalmente, sono stati inseriti proprio dal Comune. Una situazione che rischia “seriamente di arrecare danni enormi a quanti, come gli ‘ospiti’ di questi Centri, hanno intrapreso da tempo percorsi d’inclusione degni”.
“Dall’inizio dell’anno a Roma sono stati realizzati 59 sgomberi forzati, contro i 34 dell’intero 2014“, dichiaravano ieri 21 Luglio e Popica, sottolineando che “dopo l’annuncio del Giubileo Straordinario da parte di Papa Francesco” queste misure hanno visto “una decisa impennata”. Soltanto pochi mesi fa, la “Commissione Europea contro l’Intolleranza e il Razzismo (ECRI) aveva richiamato l’Italia a causa dei continui sgomberi forzati che si realizzano nel nostro paese e che non rispettano le procedure internazionali. E’ il momento di dire basta”.