Dal 2011 al 2014 sono stati almeno 59 i cittadini bengalesi medicati al pronto soccorso nel quartiere Tuscolano, a Roma, dopo aggressioni razziste e raid “punitivi”. Ovviamente la stima è per difetto: molti della comunità, non in regola con i documenti, hanno subito senza denunciare. Un quadro da “arancia meccanica” quello dipinto dagli investigatori romani che stanno seguendo le indagini: i cittadini stranieri evitavano di frequentare la zona per paura di essere vittime di violenti pestaggi razzisti. Gli inquirenti hanno selezionato venti vittime di pestaggi, e molti di loro hanno spiegato “di aver subito aggressioni prive di apparenti motivi ad opera di italiani, riuniti in gruppi, aggressioni caratterizzate da particolare violenza anche ricorrendo all’uso di bastoni“.
La notizia, questa mattina, è stata pubblicata da Repubblica.it (che già nel 2013 aveva documentato l’inchiesta dei cosiddetti “Banglatour”, noi ne avevamo parlato qui) e dal sito Giornalettismo.com. Nelle ore successive, ha cominciato a circolare anche su altri quotidiani.
Il quadro emerso dalle indagini appare molto preoccupante e sembra anche (purtroppo) confermare quanto si è detto, pochi giorni fa, circa gli ambienti di estrema destra romana (noi ne abbiamo parlato qui e qui). Un’informativa di ben 352 pagine redatta dai carabinieri del Ros ha condotto la Procura di Roma a chiedere il rinvio a giudizio “per incitamento all’odio razziale” di diversi esponenti del movimento di Forza Nuova (che due sentenze della Cassazione, nel 2010, Cass. Sez. 5, 8.1.2010, n. 10449, rv. 247132 , e 2011, Cass. pen., sez. I, ud. 28.10.2010 (dep. 10.02.2011), n. 4938, hanno ritenuto legittimo equiparare a un “partito nazifascista”).
Quanto emerge dal fascicolo in mano al pm descrive l’esistenza di un preciso approccio di Forza Nuova ai più giovani («A me la cosa che interessa di più so’ i ragazzini, i ragazzini», dice uno dei leader della sede storica romana di Forza Nuova, durante una intercettazione): ragazzi, anche minorenni, che vengono “educati” all’odio e al disprezzo del diverso. Un’educazione tanto “pervasiva” che, a detta di alcuni genitori (disperati, ndr), cambierebbe completamente il comportamento dei figli, al punto da fidarsi ciecamente dei “dettami” del movimento, piuttosto che ascoltare la famiglia (si legge nel fascicolo: “si concentrano sull’attività di indottrinamento dei giovani sin dall’età adolescenziale, al fine di meglio coinvolgerli in una devota condivisione di intenti dettati dal movimento e ai quali ispirare la propria militanza e la propria vita“). Tra le testimonianze che emergono dalle intercettazioni, anche quella di un genitore che aveva scoperto la partecipazione di suo figlio 17enne ad un ‘Banglatour’. Agli investigatori, l’uomo ha raccontato di aver deciso di mandare il figlio da uno psicologo («Era necessario ricorrere a cure specialistiche per gestire gli scatti d’ira e l’odio sviluppato», ha raccontato).
Secondo quanto riportato da Repubblica, nella documentazione del pm si legge che all’interno della sezione di FN in via Amulio, i più giovani vengono indottrinati “all’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali e religiosi, nonché il ricorso alla violenza come mezzo di risoluzione delle controversie“. I cittadini bengalesi sarebbero, appunto, le vittime prescelte dei pestaggi. L’informativa dei Ros descrive in modo esplicito la pericolosità di tale operato: “Tale capacità di trasportare i minori in un contesto caratterizzato da dettami rigidi e intriso di odio e razzismo, evidenzia la portata reale della pericolosità di un gruppo che riesce così a radicarsi negli aderenti sia da un punto di vista ideologico che comportamentale“.