Pochi giorni fa, dopo l’insediamento della Giunta Raggi, il Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale ha indetto un bando, in attuazione alla Determinazione dirigenziale n.2038 del 14 giugno 2016, con l’obiettivo «dell’inclusione sociale della popolazione rom con la fuoriuscita dall’area attrezzata» del Villaggio River. Per l’Associazione 21 luglio, il bando pubblicato costituisce un atto di gravità assoluta, tanto perché in evidente violazione dei principi contenuti all’interno della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom, quanto perché rilancia la già fallimentare politica dei “campi rom“. Qui di seguito il comunicato stampa con il quale l’Associazione chiede un intervento urgente di annullamento del bando stesso.
Per la sindaca Raggi i “campi rom” vanno superati ma i dirigenti di Roma Capitale indicono una gara per realizzarne uno. Associazione 21 luglio: «Atto grave dal punto di vista sostanziale e formale»
Nel corso della campagna elettorale la candidata a sindaco Virginia Raggi era stata chiara: «A Roma i campi rom saranno chiusi e superati così come chiede l’Europa».
Lo scorso venerdì 8 luglio, solo 12 ore dopo l’insediamento della Giunta Raggi, il Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale, manifestando un’intenzione opposta, ha indetto sul suo sito una “Gara per reperimento area attrezzata per accoglienza Rom e attivazione servizio sociale e di vigilanza”. Il concorrente – si legge nel bando – dovrà mettere a disposizione «un’area attrezzata per l’accoglienza e soggiorno temporaneo di 120 nuclei familiari di cui 109 attualmente ospiti presso il Villaggio River», per un appalto che avrà come importo complessivo posto a base di gara di 1.549.484 euro e che avrà decorrenza dal 1° ottobre 2016 per terminare il 31 dicembre 2017.
Il bando è in attuazione alla Determinazione dirigenziale n.2038 del 14 giugno 2016 e l’obiettivo dichiarato «è quello dell’inclusione sociale della popolazione rom con la fuoriuscita dall’area attrezzata», ma dei 1.270.000 euro quasi il 20% è destinato alla vigilanza, il 76% alla gestione e meno del 4% all’inclusione attraverso l’erogazione di borse lavoro e di percorsi formativi.
Secondo Associazione 21 luglio costruire nuovi “campi rom”, ponendosi come obiettivo la fuoriuscita dagli stessi, rappresenta lo schizofrenico tentativo di quanti ancora perseverano con l’approccio che, in nome dell’inclusione, prevede per i rom soluzioni alternative e parallele, diverse da quelle offerte agli altri cittadini. Il bando pubblicato costituisce un atto di gravità assoluta, e questo per due principali motivi.
Il primo è strettamente sostanziale visto che la realizzazione di una nuova area per soli rom rappresenterebbe una netta ed evidente violazione dei principi contenuti all’interno della Strategia Nazionale per l’Inclusione dei Rom, redatta in attuazione alla Comunicazione della Commissione Europea n.173 del 2011. La stessa stabilisce l’urgenza del «superamento dei campi rom, in quanto condizione fisica di isolamento che riduce le possibilità di inclusione sociale ed economica delle comunità». Secondo l’impegno assunto dall’Italia in Europa è necessario, come scritto nella Strategia, il «superamento definitivo di grandi insediamenti monoetnici nel rispetto di una strategia fondata sull’equa dislocazione». La stagione dei “campi per soli rom” è ormai al tramonto soprattutto dopo che a Roma il Tribunale Civile, accogliendo le richieste di Associazione 21 luglio e ASGI in riferimento alla baraccopoli istituzionale in località La Barbuta aveva stabilito dodici mesi fa che «deve intendersi discriminatoria qualsiasi soluzione abitativa di grandi dimensioni diretta esclusivamente a persone appartenenti a una stessa etnia», come è il caso dell’insediamento previsto nell’attuale bando.
Il secondo motivo è formale e risiede nella scelta politica di rilanciare la fallimentare politica dei “campi rom” che, come ormai è stato ampiamente dimostrato, conduce a sistematiche violazioni dei diritti umani e allo sperpero di denaro pubblico. Associazione 21 luglio è fermamente convinta che reiterare un approccio lesivo dei diritti umani attraverso la spesa di oltre 1 milione e mezzo di euro per individuare una soluzione abitativa per le comunità rom di “Villaggio River”, sia un atto politico che – come tale – non compete a un dirigente. Individuare un chiaro indirizzo, attraverso la pubblicazione di un bando poche ore dopo l’insediamento della sindaca Raggi – che tra l’altro in campagna elettorale si era espressa nella direzione diametralmente opposta – rappresenta uno sconfinamento delle competenze di entità inaccettabile.
«Ci auguriamo – ha dichiarato Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio – che tale maldestro tentativo del dirigente che ha firmato il bando, sia immediatamente bloccato e che le risorse che si intende impegnare per segregare le famiglie rom, quasi 15 mila euro per ogni famiglia attualmente presente presso il “Villaggio River”, vengano riconvertite in processi inclusivi secondo modalità operative di cui Associazione 21 luglio ha fornito indicazioni concrete nel rapporto “Oltre le baraccopoli”, consegnato alla sindaca Raggi nel corso della campagne elettorale».
In un periodo nel quale l’Europa sta decidendo se aprire una procedura di infrazione per la discriminazione nell’accesso al diritto all’alloggio nei confronti dei rom in Italia, il bando pubblicato dal Dipartimento Politiche Sociali rappresenta l’ultima evidenza dell’incapacità o dell’assenza di una volontà a livello nazionale e locale di elaborare per i rom politiche che non siano discriminatorie e segreganti.
«Stiamo predisponendo richieste formali per un intervento urgente volto ad annullare il bando», conclude Associazione 21 luglio.
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