Lo dicevamo ieri. Davvero non facciamo più in tempo a star dietro a quanto accade in tutta Italia. Non facciamo in tempo a spegnere il pc, che ci risvegliamo con altre aggressioni razziste.
Da Caserta, andiamo nella capitale. Nella zona di Val Melaina, in via Scarpanto, poco distante dalla fermata Jonio della metro B1, tre ragazzi italiani, tutti minorenni, hanno aggredito un cittadino indiano di 34 anni.
L’aggressione è avvenuta domenica 17 giugno, intorno alle 19.30. Un gruppo di lavoratori indiani, con le loro famiglie, si era riunito in uno spazio verde di via Scarpanto, nei pressi di un bar che si trova vicino alla fermata della metro, per un momento di condivisione e convivialità all’interno della comunità. Un gruppo di giovani italiani ha dapprima insultato con frasi razziste, poi lanciato degli sputi su donne e bambini presenti, poi picchiato il giovane indiano che cercava di capire le ragioni di quell’aggressione gratuita nei loro confronti.
Il giovane straniero è stato colpito più volte con un tirapugni, e poi lasciato per terra con una vistosa ferita al naso. Quindi è stato trasportato in ambulanza all’ospedale Sandro Pertini, dove gli è stata riscontrata la frattura delle ossa nasali. Ascoltato dai carabinieri, l’uomo ha riferito di non conoscere né le ragioni del gesto né gli autori dell’aggressione, fuggiti poi in direzione Tufello. Secondo il racconto raccolto da chi ha segnalato l’aggressione, c’erano almeno altri due uomini, di cui «uno di età matura». E della loro auto sarebbe stata presa la targa.
La denuncia è stata sporta soltanto ieri, dopo che il giovane è stato dimesso dall’ospedale. Il migrante è stato accompagnato da due donne italiane presso i carabinieri di Campo dei Fiori. «Domenica scorsa, il 17 giugno – scrivono le due testimoni in una lettera pubblica – al Parco delle Valli a Roma, una pacifica comunità di lavoratori indiani che lì si riunisce settimanalmente, è stata molestata, insultata e aggredita. Uno di loro, colpito in pieno viso con un pugno di ferro ha avuto la frattura del setto nasale e una vasta ferita al volto. A loro (ai lavoratori stranieri, ndr) affidiamo le nostre case, i figli, la nostra vecchiaia e quella dei nostri cari. Devono essere difesi e meritano rispetto».