Meno di un mese fa, l’Onu ha richiamato l’Italia sul tema degli sgomberi forzati ai danni delle comunità rom. Il Comitato per l’eliminazione della discriminazione razziale delle Nazioni Unite (Cerd), infatti ha pubblicato le proprie osservazioni nel XVI-XVIII rapporto periodico dell’Italia, in cui deplora “gli sgomberi mirati delle comunità rom e sinte che hanno avuto luogo dal 2008, nel contesto del decreto emergenza nomadi” e rileva “con preoccupazione la mancanza di adozione di misure correttive”, nonostante una sentenza del Consiglio di Stato lo abbia annullato nel novembre 2011. Il Comitato invita dunque l’Italia ad adottare “le misure necessarie per evitare gli sgomberi forzati e a fornire a queste comunità un alloggio alternativo adeguato”.
Eppure gli sgomberi di insediamenti rom continuano e si moltiplicano soprattutto nella Capitale. Ma i media tacciono. Il 23 marzo, a qualche giorno di distanza dalle dichiarazioni del Cerd, è stato sgomberato un insediamento abusivo nella zona di Fonte Laurentina (circa quaranta strutture abusive con cento persone presenti). Il giorno prima ha subito la stessa sorte un altro insediamento in zona Laurentina, sempre nel municipio XII (dieci baracche in cui vivevano circa 30 persone).Contemporaneamente, a Saxa Rubra, sono state allontanate 40 persone che si erano sistemate sotto il viadotto che fa da svincolo tra la via Flaminia e via di Grotta Rossa. Il 26 marzo, poi, circa quindici persone sono state sgomberate da un insediamento di via Severini a La Rustica (rom rumeni, tra cui molti bambini scolarizzati) e un altro sgombero è stato effettuato in municipio XV in via Palaia, tra Viale Newton e il quartiere Portuense. Tutti gli sgomberi sono stati condotti senza offrire possibili e dignitose alternative.
Negli stessi giorni a Milano, il 28 e 29 marzo, è stata nuovamente sgomberata l’area di Bacula (settantacinque persone, di cui ventitré minori). Neanche lo sgombero di Bacula è una novità: segue quelli che si sono verificati nei mesi di novembre e dicembre in altri campi rom milanesi (vedi il comunicato stampa del Naga, 30/03/2012).
Il quotidiano Il Giornale coglie l’ennesima occasione per agitare lo spauracchio dell’invasione degli “zingari” (“Già 5mila nomadi in città Con la giunta arancione Milano terra di conquista”, titolo di un articolo del 4/03/2012). Mentre l’ormai noto ex vice-sindaco Riccardo De Corato (Pdl) torna a lamentarsi del “buonismo” made in Pisapia che “sta rendendo questa città un’enorme discarica” e dell’annuncio della giunta circa l’erogazione di borse di studio per valorizzare giovani talenti musicali rom che nella quotidianità, «stigmatizzati negli stereotipi», non riescono ad emergere. «Ancora una volta invece di iniziare dai giovani talenti italiani la giunta Pisapia predilige i rom- dichiara De Corato alla stampa -. Arrivare a discriminare i ragazzi italiani e milanesi è razzismo alla rovescia di cui ci si assume tutte le responsabilità». Gli fa eco il leghista Matteo Salvini, per il quale è una «scelta ingiusta e razzista contro cui ricorreremo» e chiede l’estensione «dei contributi a tutti i giovani musicisti italiani residenti a Milano» (vedi “Il Comune non ha più un euro e paga i corsi ai musicisti rom”, Il Giornale, 3/04/2012).
Ma il governo Monti ha presentato ricorso, in febbraio, alla Corte Suprema di Cassazione chiedendo l’annullamento proprio di quella sentenza del Consiglio di Stato che aveva dichiarato illegittimo il decreto sull’“emergenza nomadi”. Secondo il Governo “la sentenza del Consiglio di Stato non appare conforme a diritto nella parte in cui ha annullato il D.P.C.M. 21/5/2008 dichiarativo dello stato di emergenza e, di conseguenza, tutti gli atti adottati su quel presupposto“.
Secondo i ricorrenti, “la dichiarazione di emergenza è un atto di alta amministrazione”. La dichiarazione dello “stato di emergenza si fondava su elementi oggettivamente verificabili ponendosi come fase terminale di un’intensa, pregressa, serie di iniziative, non risolutive dei problemi evidenziati, poste in essere in particolare dai Prefetti delle province interessate”. Per tali ragioni, si legge nel ricorso del Governo, il decreto del 21 maggio 2008 è “ampiamente motivato” e “certamente legittimo“, poiché l’emergenza “era radicata su un’oggettiva situazione di pericolo, sotto il profilo igienico sanitario, socio-ambientale e della sicurezza pubblica, connessa all’insediamento, nel contesto urbano e nelle aree circostanti, di baraccopoli e campi abusivi”.
Ci chiediamo cosa debba intendersi per “stato di emergenza” o per “situazione di pericolo”.