“Per favore rispettate il nostro inno nazionale e noi come persone”. Questa la frase scritta da un ragazzo filippino sul suo profilo Facebook.
Sopra la frase, un giovane vestito con giacca e cravatta, laureato alla International School of Milan, e la frase (in inglese): “La domanda più indimenticabile che mi hanno fatto a scuola è stata ‘Che mestiere fanno i tuoi genitori?’ Una domanda diretta, giusto? Io ho risposto: mio padre è un ‘Portinaio’ (parola scritta in italiano), e mia madre aiuta nelle pulizie domestiche, ‘La Filipina’. Non mi vergogno di dirlo, e infatti quello che voglio dire qui oggi davanti a tutti: mamma e papà grazie, vi voglio bene, voi siete la ragione per cui mi trovo qui oggi” (Per vedere l’immagine clicca qui).
Ma perchè questa presa di posizione? La risposta è lì, pubblicata sotto questa scritta: ed è una fotografia del noto conduttore televisivo Paolo Bonolis, con in testa una parrucca di capelli neri, e una scritta sotto che lo inquadra come “Il Filippino”.
L’immagine è un fotogramma preso dalla puntata di ieri del programma su Canale 5 Avanti un altro. Durante la trasmissione, Paolo Bonolis ha messo in scena un personaggio nuovo: il filippino, appunto, come se fosse una categoria a sé. Mettendosi una parrucca in testa e uno strofinaccio in mano, ha iniziato a porre a un concorrente delle domande sull’economia domestica. “Io filippino, faccio pulizia”, afferma Bonolis in un italiano stentato, e iniziano le domande. Il tutto anticipato dalle note dell’inno nazionale delle Filippine.
La maggior parte dei media descrivono la messa in scena come “una gag”. Probabilmente era proprio questo l’intento dei produttori, fare ridere il pubblico. Ma c’è qualcosa che non va se non si riesce più a far ridere con intelligenza, se per farlo si prende in giro un intero popolo fondando la battuta su uno stereotipo creato da noi italiani.
“La comunità è indignata dalla rappresentazione, il quale propone uno stereotipo così limitante del Filippino, che parla in maniera incomprensibile e lavora come collaboratore domestico”, scrive il consigliere aggiunto di Roma Capitale Romulo Sabio Salvador a nome della Comunità Filippina residente a Roma, che ha annunciato di aver scritto una lettera indirizzata all’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), all’Agcom (Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) e a Mediaset per chiedere “alla produzione del programma televisivo Avanti un altro di porgere pubblicamente le proprie scuse alla popolazione Filippina”.
“L’aspetto più offensivo della caricatura – scrive Salvador nella lettera – risiede nell’utilizzo, durante l’introduzione del personaggio, della base musicale dell’Inno nazionale filippino ascoltato dal presentatore stringendo sul cuore uno straccio per spolverare. Questa parodia è ancor più deprecabile in quanto in onda in una fascia oraria che annovera tra gli spettatori anche adolescenti e bambini, contribuendo in questo modo a diffondere un messaggio diseducativo che si contrappone al principio di integrazione fra culture che dovrebbe, invece, essere incoraggiato in una società multietnica come la nostra”.
Il consigliere ha anche sottolineato che “quanto descritto ha particolarmente toccato la sensibilità della comunità Filippina che in questo momento delicato di lutto nazionale, a causa del tifone Haiyan, avrebbe bisogno di sostegno morale anziché di offese gratuite alla propria dignità”.
Probabilmente, qualcuno sosterrà che non si voleva offendere nessuno ma solo fare una battuta. Pensiamo invece che la “gag” del programma debba farci riflettere sul senso del rispetto, o meglio del non rispetto, che si sta sempre più diffondendo in Italia, non solo verso gli stranieri ma verso chiunque rappresenti qualcosa di “diverso” rispetto a quello che la vulgata comune considera “normale”.
La richiesta di non offendere la dignità delle persone è disarmante nella sua semplicità, per una cosa che dovrebbe essere scontata – il rispetto – ma che evidentemente non lo è per niente, se si deve arrivare a chiederlo.