Ansi (Associazione nazionale Stampa interculturale) insieme a Asgi (Associazione per gli Studi giuridici sull’immigrazione) ha presentato un ricorso contro il ministero di Giustizia e il presidente del Tribunale di Torino, relativo a un caso di discriminazione nei confronti di una cittadina peruviana cresciuta a Genova e iscritta all’Ordine della Liguria, oggi cronista del quotidiano Il Secolo XIX.
Nel giugno scorso la giornalista non aveva potuto assumere l’incarico di direttrice responsabile della testata Prospettive Altre, fondata da Ansi e dall’ong Cospe (Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti), non per dubbi sulla sua professionalità ma perché il Tribunale di Torino aveva considerato fondamentale il requisito della cittadinanza italiana, segnalato nella legge sulla Stampa, n°47 dell’8 febbraio 1948. Un rifiuto che l’Ansi definisce “clamoroso”, perché in contrasto con un parere dello stesso ministero di Giustizia elaborato su sollecito del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti proprio su richiesta di Ansi e reso pubblico nel marzo 2014: parere con cui il ministero aveva sottolineato l’abrogazione, “per incompatibilità con il d.lgs 286/98”, della norma contenuta nell’art. 3 della legge sulla Stampa “nella parte in cui richiede che il direttore responsabile di una testata possa essere solo un cittadino italiano”.
Pubblichiamo di seguito il comunicato di Ansi.
Depositato oggi il ricorso di Ansi (Associazione nazionale Stampa interculturale) e Asgi (Associazione per gli Studi giuridici sull’immigrazione) contro il ministero di Giustizia e contro il presidente del Tribunale di Torino per un caso di discriminazione nei confronti di Domenica Canchano, cittadina peruviana cresciuta a Genova e iscritta all’Ordine della Liguria, oggi cronista del quotidiano Il Secolo XIX. Nel giugno 2014 la giornalista non aveva potuto assumere l’incarico di direttrice responsabile della testata Prospettive Altre, fondata da Ansi e dall’ong Cospe (Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti), non per dubbi sulla sua professionalità ma perché il Tribunale di Torino aveva considerato fondamentale il requisito della cittadinanza italiana, segnalato nella legge sulla Stampa, n°47 dell’8 febbraio 1948.
Il rifiuto era risultato clamoroso perché in contrasto con un parere dello stesso ministero di Giustizia elaborato su sollecito del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti proprio su richiesta di Ansi e reso pubblico nel marzo 2014. Il ministero aveva affermato che la norma contenuta nell’art. 3 della legge sulla Stampa «nella parte in cui richiede che il direttore responsabile di una testata possa essere solo un cittadino italiano, sia stata abrogata (per incompatibilità) con il d.lgs 286/98».
«Non è giusto considerare “irresponsabili” i giornalisti che esercitano in Italia quando sono privi di passaporto italiano – sostiene Paula Baudet Vivanco, segretaria nazionale di Ansi – Per noi è discriminatorio non poter assumere la direzione di una testata e venire bollati come giornalisti di serie B per l’assenza di un documento che persino l’Ordine non richiede più per l’iscrizione all’Albo. Tra l’altro la collega Canchano è anche cresciuta qui in Italia, a Genova, lavorando quasi esclusivamente per testate registrate in Italia ed editori italiani». «Siamo convinti che in una democrazia che si rispetti il diritto all’informazione consista anche nel poterlo esercitare in onestà e libertà – aggiunge Viorica Nechifor, presidente di Ansi – e noi, come giornalisti di origine straniera, vogliamo partecipare in prima persona, responsabili in piena regola».